Il sistema comunicazioni italiano vale 20,4 miliardi e lo 0,95% del Pil

Il sistema comunicazioni italiano vale 20,4 miliardi e lo 0,95% del Pil

Il sistema comunicazioni italiano vale 20,4 miliardi e lo 0,95% del Pil

L’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni ha valutato il valore economico del Sistema Integrato delle Comunicazioni (Sic) per il 2023, stimato in 20,4 miliardi di euro, pari allo 0,95% del PIL. La pubblicità online domina con 7 miliardi e una crescita del 12,2%, superando i mezzi tradizionali. Rai e Alphabet/Google mantengono le prime due posizioni per quota di mercato. Cresce il peso di piattaforme come Meta, Amazon e Netflix. I servizi audiovisivi rappresentano il 44% delle risorse, con una dinamica positiva per i servizi a pagamento e la pubblicità online, mentre l’editoria tradizionale continua a soffrire un calo significativo.

Valutazione Economica 2023 del Sistema Integrato delle Comunicazioni in Italia

L’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni ha stimato per il 2023 il valore complessivo del Sistema Integrato delle Comunicazioni (Sic) in 20,4 miliardi di euro, corrispondenti allo 0,95% del PIL, come previsto dal decreto legislativo n. 208 del novembre 2021. La pubblicità online si conferma protagonista nel settore, con un fatturato di 7 miliardi di euro, pari al 34,7% del Sic, e una crescita significativa del 12,2%, che allarga ulteriormente il divario rispetto ai mezzi tradizionali, fermi attorno ai 5 miliardi di euro (24,6% del Sic).

Analizzando la distribuzione dei ricavi, nessun operatore supera il 20% del totale nel 2023. I primi due protagonisti registrano quote oltre il 10%, mentre tre operatori si posizionano tra l’8% e il 10%, con un incremento rispetto all’anno precedente. I dodici soggetti con una quota almeno pari all’1% mantengono la stessa presenza del 2022 ma con variazioni nella classifica. Rai domina la graduatoria con il 12,3%, seguita da Alphabet/Google con l’11,8%, riducendo la distanza tra i primi due. Seguono Fininvest con il 9,4% e Comcast/Sky con il 9,2%.

Nell’ambito delle piattaforme online, emergono Meta/Facebook al quinto posto con oltre l’8% di quota, insieme ad Amazon, Netflix e DAZN, collocati rispettivamente in sesta, settima e nona posizione, con incidenze dal 2,4% al 4,5%. La composizione del Sic rivela un ruolo centrale dei servizi audiovisivi e radiofonici, che assorbono quasi l’44% delle risorse, pari a 8,9 miliardi di euro. All’interno di questa area, i servizi in chiaro diminuiscono leggermente a causa della riduzione dei fondi pubblici, mentre i servizi a pagamento mostrano dinamiche positive. La componente online cresce del 20,9%, mitigando la flessione del 5% del segmento tradizionale.

Gli altri settori evidenziano l’importanza dell’editoria elettronica e della pubblicità online, che insieme raggiungono quasi il 36% delle risorse totali, con quest’ultima che rappresenta il 97% del comparto. L’editoria tradizionale subisce una contrazione del 6,1%, rispecchiando le sfide di vendita e raccolta pubblicitaria. La pubblicità esterna cresce dell’8,8%, arrivando a 715 milioni di euro, mentre il settore cinematografico registra un notevole aumento del 37,3%, supportato soprattutto dai risultati del box office.

Valutazione economica e composizione del Sistema Integrato delle Comunicazioni 2023

L’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni ha quantificato per il 2023 il valore economico complessivo del Sistema Integrato delle Comunicazioni (Sic), attuando quanto previsto dal TUSMA. Il Sic raggiunge un valore di 20,4 miliardi di euro, equivalenti allo 0,95% del PIL italiano. Tra le componenti del sistema, la pubblicità online emerge come una protagonista di rilievo, con un fatturato di circa 7 miliardi di euro, rappresentando il 34,7% del totale e segnando una crescita del 12,2%. Questo dato conferma il continuo ampliamento del divario rispetto ai mezzi tradizionali, che si attestano intorno ai 5 miliardi di euro, pari al 24,6% del Sic, con andamento sostanzialmente stabile.

L’analisi della distribuzione dei ricavi tra i principali operatori evidenzia che nessuno supera nel 2023 la quota del 20%. I primi due attori raggiungono percentuali superiori al 10%, mentre tre operatori si collocano nella fascia compresa tra l’8% e il 10%, con un incremento di un soggetto rispetto all’anno precedente. Dodici realtà mantengono una quota superiore o pari all’1%, confermando la stabilità della composizione, anche se con alcune variazioni nelle posizioni. Rai mantiene la leadership con il 12,3%, seppur in lieve diminuzione rispetto al 2022, mentre Alphabet/Google rafforza il proprio ruolo con l’11,8% delle risorse. Si riduce così il divario tra il primo e il secondo operatore, con Fininvest e Comcast/Sky a seguire, rispettivamente al 9,4% e 9,2%.

Dal punto di vista settoriale, i servizi di media audiovisivi e radiofonici rappresentano il segmento predominante, assorbendo il 44% del valore totale, circa 8,9 miliardi di euro, seppure in calo dell’1,2% rispetto all’anno precedente. All’interno di questa area, i servizi in chiaro registrano un lieve calo dovuto alla diminuzione dei fondi pubblici, mentre i servizi a pagamento mostrano una crescita costante. La componente online cresce significativamente (+20,9%), compensando così il decremento dei servizi tradizionali (-5%). La radio, rappresentando il 7% del comparto, mostra un incremento del 4,5%. Il settore dell’editoria elettronica e della pubblicità online, con una quota vicina al 36%, cresce spinto soprattutto dalla pubblicità digitale, che costituisce la quasi totalità del settore.

L’editoria tradizionale, comprendente quotidiani, periodici e agenzie di stampa, si riduce al 14% del Sic, in ragione di un calo delle entrate del 6,1% che riflette le difficoltà strutturali del comparto, sia nelle vendite sia nella raccolta pubblicitaria. Completano il quadro la pubblicità esterna, tra cui la cartellonistica, che raggiunge 715 milioni con un aumento dell’8,8%, pari al 4% del totale, e il cinema, che segna una crescita significativa del 37,3% con 523 milioni di euro, favorita soprattutto dall’incremento degli incassi al botteghino.

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