Israele risponde alla controproposta di Hamas per il cessate il fuoco a Gaza.

Israele risponde alla controproposta di Hamas per il cessate il fuoco a Gaza.

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Netanyahu e la Risposta a Hamas: Nuovi Sviluppi nel Conflitto Israelo-Palestinese

ROMA (ITALPRESS) – Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha condotto un incontro cruciale con il ministro degli Affari strategici Ron Dermer e il ministro della Difesa Israel Katz, in cui hanno concordato la risposta di Israele alla controproposta di Hamas riguardo al piano di cessate il fuoco proposto dagli Stati Uniti. Il dialogo si è svolto ieri e, secondo quanto riportato da Army Radio, la nuova risposta è stata già inoltrata ai mediatori del conflitto, che includono Egitto, Qatar e Stati Uniti. Si attende ora la risposta ufficiale di Hamas.

In base alle informazioni disponibili, l’ultima proposta statunitense contempla una tregua di 60 giorni per la Striscia di Gaza, accompagnata da un ritiro militare parziale da parte di Israele e da un incremento delle consegne umanitarie. In cambio, gli Stati Uniti hanno richiesto il rilascio di dieci ostaggi vivi e diciotto ostaggi deceduti. La controproposta di Hamas richiede modifiche significative, rendendo più difficile per Israele riprendere i combattimenti qualora i colloqui per un cessate il fuoco permanente non venissero completati entro il termine della tregua.

Le Proposte di Hamas e gli Ostaggi in Gioco

Hamas ha suggerito di rilasciare i dieci ostaggi vivi durante la tregua, preferendolo a un rilascio scaglionato in due fasi, come previsto inizialmente dalla proposta USA. Attualmente, si stima che i gruppi terroristici nella Striscia di Gaza detengano circa 55 ostaggi, inclusi 54 dei rapiti il 7 ottobre 2023. In base ai dati forniti dal esercito israeliano, almeno 33 ostaggi sono morti, mentre 20 sarebbero ancora vivi. Netanyahu ha dichiarato ieri di aver registrato “progressi significativi” nei colloqui relativi alla liberazione degli ostaggi, un aspetto cruciale per la sicurezza del paese e per la pressione internazionale a favore della pace.

Il premier israeliano ha comunicato questi sviluppi a meno di 24 ore da una telefonata con il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, focalizzata sulla questione del cessate il fuoco e sul nucleare iraniano. Fonti israeliane rivelano che il colloquio è stato “teso” e che Trump avrebbe esortato Netanyahu a terminare l’operazione militare nella Striscia di Gaza. Secondo il presidente americano, la proposta di tregua di 60 giorni, nota come “piano Witkoff”, non sarebbe sufficiente e necessiterebbe di modifiche sostanziali.

Finora Netanyahu ha indicato la sua riluttanza a negoziare un accordo di cessate il fuoco definitivo, principalmente a causa delle pressioni esercitate dai partiti di estrema destra all’interno della sua coalizione. Nonostante queste pressioni, Trump ha sottolineato che porre fine alla guerra a Gaza potrebbe agevolare non solo i negoziati nucleari in corso con l’Iran, ma anche i futuri colloqui di normalizzazione tra Israele e Arabia Saudita.

Durante la crisi attuale, figure politiche e leader mondiali hanno commentato l’importanza di un dialogo aperto e di soluzioni diplomatiche per risolvere il conflitto. Il Segretario di Stato statunitense, Antony Blinken, ha affermato: “La pace nella regione può essere raggiunta solamente attraverso il dialogo e il rispetto reciproco.” Anche il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi ha evidenziato il ruolo fondamentale dell’Egitto come mediatore, e ha apelato all’importanza di trovare un accordo duraturo che protegga la vita dei civili nella Striscia di Gaza.

La comunità internazionale continua a monitorare da vicino la situazione, temendo che l’assenza di un accordo di cessate il fuoco prolungato possa portare a ulteriori escalation di violenza. Organizzazioni umanitarie, come l’UNRWA, hanno lanciato appelli per l’aumento della fornitura di aiuti e assistenza ai rifugiati, sottolineando che ogni giorno di conflitto segna un passo indietro per gli sforzi di pace. Con l’avvicinarsi della scadenza per la tregua, il mondo attende ora sviluppi decisivi che potrebbero influenzare il futuro della regione.

In questo scenario complesso, la via da seguire per un futuro di stabilità e pace sembra essere ben lontana. La tensione rimane alta, ma le dichiarazioni e gli sforzi diplomatici rappresentano una speranza per un imminente cambiamento nella narrativa del conflitto.

(ITALPRESS)

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