Le ONG hanno chiesto regole per OpenAI, poi sono arrivate le citazioni in giudizio.
Per diverse organizzazioni, le sottoscrizioni di OpenAI sono state percepite come una “fishing expedition”, ovvero una ricerca disperata di informazioni strategiche. Sacha Haworth, direttore esecutivo del Tech Oversight Project, ha commentato: “OpenAI avrebbe potuto differenziare se stesso dagli altri colossi tecnologici, ma sembra seguire lo stesso copione”.
Il presidente della Future of Life Institute, Max Tegmark, ha dichiarato che la loro missione resta quella di guidare l’IA verso esiti beneficiali per l’umanità, nonostante le pressioni legali. Recentemente, Judith Bell, chief impact officer della San Francisco Foundation, ha segnalato che la loro sotto-inchiesta è risultata “eccessiva”, con richieste di informazioni riguardanti qualsiasi cosa collegata a OpenAI.
In effetti, alla base di tutto questo vi è il noto conflitto tra OpenAI ed Elon Musk, che ha aperto un dibattito acceso sui limiti dell’influenza di potere business nella sfera no-profit.
Le sottoscrizioni sembrano camuffare una verità più profonda e complessa: come le aziende emergenti stiano affrontando l’equilibrio tra profitto e responsabilità sociale, e quale sia il destino delle organizzazioni no-profit in questo contesto. La questione rimane aperta sulla vera natura delle intenzioni di OpenAI e sull’effettivo impatto delle sue strategie legali.
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