Nazioni rinviano voto su regole per la decarbonizzazione marittima dopo resistenza americana.
La proposta di un “net-zero fund”, per finanziare iniziative in paesi del Sud globale, era una delle idee all’ordine del giorno. Le valutazioni sugli impatti economici prevedono che, se le normative fossero state implementate, le navi sarebbero state gravate da costi aggiuntivi significativi, in particolare le navi che continuano a utilizzare carburanti convenzionali. Una nave di medie dimensioni, per esempio, potrebbe trovarsi a dover pagare fino a 1,5 milioni di dollari in tasse aggiuntive entro il 2035.
Il dibattito sull’efficacia e sul contenuto delle normative continua a essere acceso, con l’industria marittima in prima linea nelle discussioni. Molte ONG e associazioni internazionali di shipping hanno espresso la loro volontà di procedere con un accordo a livello globale, per garantire condizioni di concorrenza e contribuire all’obiettivo di emissioni nette zero entro il 2050.
Nonostante il rinvio, si prevede che le trattative proseguiranno in incontri futuri. Sarà di importanza cruciale discutere su come misurare l’intero ciclo di vita delle emissioni dei carburanti e quali carburanti possono essere considerati “zero o quasi-zero”. Le imprese del settore marittimo continuano a cercare soluzioni verdi, mentre i governi sono chiamati a stabilire parametri efficaci per un futuro sostenibile.
In sintesi, il settore marittimo affronta una fase critica; la governance globale delle emissioni di carbonio è più che mai necessaria, e l’adozione di regole concrete rappresenta una sfida fondamentale per il futuro della navigazione sostenibile.
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