Norvegia sospende l’estrazione mineraria in acque profonde fino al 2029 per motivi contestati.

Norvegia sospende l’estrazione mineraria in acque profonde fino al 2029 per motivi contestati.

Norvegia sospende l’estrazione mineraria in acque profonde fino al 2029 per motivi contestati.

Pubblicato il 04/12/2025 – 9:13 CET

Norvegia rinvia l’estrazione in acque profonde: le reazioni degli ambientalisti

La Norvegia ha preso una decisione significativa rinviando i suoi piani per l’estrazione in acque profonde. Questa azione è stata interpretata da molti ambientalisti come un chiaro segnale che l’industria mineraria sottomarina potrebbe subire un duro colpo. Il governo laburista ha confermato che non rilascerà licenze per questa attività fino alla fine dell’attuale legislatura, che si concluderà nel 2029.

La decisione è il risultato di lunghe trattative fra partiti politici, tra cui il Partito Laburista, il Partito Socialista di Sinistra, il Partito dei Verdi, il Partito Rosso e il Partito di Centro. Il Labour, pur essendo al governo, deve collaborare con altre forze politiche per garantire la maggioranza necessaria all’approvazione del bilancio statale per il 2026.

Il progetto di estrazione e le sue implicazioni ambientali

Nel 2024, la Norvegia era diventata il primo paese al mondo a autorizzare l’estrazione in acque profonde, mirando a sfruttare i minerali necessari per la transizione verso tecnologie più verdi, come le batterie per veicoli elettrici. Il piano mirava a rendere disponibili circa 280.000 metri quadrati delle acque nazionali per la raccolta di noduli contenenti minerali preziosi come cobalto e zinco, con l’obiettivo di iniziare le estrazioni nel 2025.

Anche se alcune dichiarazioni sostengono la sostenibilità di questa pratica, esperti di ecologia avvertono che l’estrazione potrebbe causare danni irreversibili alla biodiversità marina. La modifica dell’equilibrio degli ecosistemi e la compromissione dell’abitato oceanico potrebbero avere conseguenze devastanti. Steve Trent, CEO della Environmental Justice Foundation, ha sottolineato che “l’estrazione in acque profonde comporta danni ambientali che non possiamo permetterci”. Trent ha evidenziato che nuovi approcci, come un’economia circolare e il riciclo, potrebbero ridurre la domanda di minerali fino al 58% entro il 2050.

I gruppi ambientalisti hanno accolto positivamente la decisione di rinvio. Haldis Tjeldflaat Helle di Greenpeace Nordic ha affermato: “Questo deve essere il colpo di grazia per l’industria norvegese dell’estrazione in acque profonde”. Ha proposto che la Norvegia diventi un leader nella protezione degli oceani, sostenendo una moratoria globale su questa pratica.

La presidente della Norvegia, Jonas Gahr Støre, ha specificato che il rinvio non equivale a un divieto permanente: “Siamo aperti al dialogo e al futuro. Il Partito Socialista di Sinistra non avrà il potere per sempre; questo rinvio è una questione di rispetto per l’attuale legislatura.”

Le preoccupazioni per l’ambiente e il futuro dell’industria

L’estrazione in acque profonde ha suscitato un acceso dibattito in Norvegia. Mentre il governo sostiene che i minerali del fondale siano cruciali per una transizione ecologica, molti esperti avvertono che non vi è alcuna prova concreta che questo approccio sia necessario. Ancora una volta, Trent ha dichiarato: “Dell’oceano profondo sappiamo ben poco, ma sappiamo abbastanza da capire che l’estrazione minerebbe la fauna unica e disturberebbe uno degli ecosistemi più importanti del nostro pianeta.”

Il timore di un eco-disastro ha portato a nuove discussioni sulle pratiche di sostenibilità nei settori estrattivi. Gli ambientalisti sollecitano una riconsiderazione delle politiche energetiche, proponendo alternative più sicure e meno invasive. Sempre secondo le parole di Helle, “Qualsiasi governo responsabile non può giustificare l’estrazione in acque profonde”.

La Norvegia, paesi con un forte impegno verso la sostenibilità, potrebbe ulteriormente rafforzare la sua posizione globale proponendo riforme che proteggano il fragile ecosistema marino. Con la crescente pressione dell’opinione pubblica e delle organizzazioni ambientaliste, il governo si trova ad affrontare una sfida cruciale: trovare un equilibrio tra sviluppo economico e responsabilità ambientale.

Fonti: Environmental Justice Foundation, Greenpeace Nordic, Governo della Norvegia.

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