“Olio usato: risparmi da 120 milioni all’anno, secondo Piunti”
Il Conou: Un Modello di Eccellenza nella Rigenerazione degli Oli Minerali
MILANO (ITALPRESS) – Trasformare i rifiuti pericolosi in una risorsa preziosa. Questo è l’obiettivo del Conou, il Consorzio Nazionale per la gestione, raccolta e trattamento degli oli minerali usati. Grazie a questa iniziativa, ogni anno l’Italia risparmia ben 120 milioni di euro sulle importazioni e si registra una significativa riduzione delle emissioni di CO2, pari a circa 100 mila tonnellate. Riccardo Piunti, presidente del Conou, ha sottolineato in un’intervista con Claudio Brachino per il magazine Italpress Economy l’importanza della cooperazione tra le aziende della filiera. “Il consorzio è un esempio virtuoso di come la collaborazione possa trasformare il rifiuto in risorsa”, ha dichiarato.
Il Conou è composto da 60 aziende: due specializzate nella rigenerazione degli oli e le restanti 58 dedicate alla raccolta in tutte le regioni italiane. Queste operano in un’ampia rete di 103 mila punti, tra meccanici, fabbriche e officine. Il sistema da lavoro a circa 2 mila persone e genera un fatturato annuo che si avvicina al miliardo di euro. Nel 2024, sono state raccolte ben 190 mila tonnellate di olio minerale usato, una sostanza estremamente pericolosa e tossica, la quale, se non trattata correttamente, rappresenterebbe una grave minaccia per l’ambiente.
“Attraverso una selezione meticolosa di questo olio, lo portiamo agli impianti di rigenerazione – ha continuato Piunti – dove viene trasformato in olio lubrificante nuovo”. Questa trasformazione avviene in tre stabilimenti italiani e la qualità degli oli rigenerati è paragonabile a quella degli oli vergini, conquistando le stesse quotazioni internazionali sul mercato. È interessante notare che circa un terzo degli oli lubrificanti utilizzati in Italia proviene proprio dai processi di rigenerazione, sebbene molti consumatori non ne siano a conoscenza.
Vantaggi Ambientali ed Economici della Rigenerazione
Il processo di rigenerazione non comporta solo vantaggi economici, ma anche un impatto positivo sull’ambiente. L’Italia, evitando di importare petrolio dalla Russia, Arabia Saudita e Medio Oriente per la produzione di nuovi lubrificanti, si sottrae a un ciclo di estrazione e raffinazione che impiega enormi quantità di risorse. Questo porta a una riduzione significativa delle emissioni di CO2, oltre a diminuire l’uso di milioni di metri cubi d’acqua, contribuendo così a una diminuzione delle sostanze inquinanti rilasciate nell’atmosfera.
Gli oli lubrificanti rigenerati trovano impiego in diversi settori produttivi. “Questi oli sono utilizzati nei motori e in vari processi di fabbricazione”, illustra Piunti. “Ad esempio, nella lavorazione dell’alluminio, servono come strato protettivo fluido tra lo stampo e il metallo fuso, prevenendo rotture a causa dello shock termico”. Questa versatilità ne fa un’opzione preziosa, non solo per l’ambiente, ma anche per l’industria.
Un altro aspetto notevole è il tasso di rigenerazione che in Italia raggiunge un incredibile 98% dell’olio raccolto, mentre la media europea si attesta sul 61%. “Altri Paesi sanno ancora che la rigenerazione è prioritaria secondo le direttive dell’Unione Europea, ma non riescono a ottenere questi risultati a causa della mancanza di un modello organizzativo adeguato”, sottolinea Piunti.
Un Modello Consortile di Successo
Il segreto del successo italiano sta proprio nel modello consortile adottato, nato 41 anni fa e replicato in altre filiere come alluminio, carta e vetro. “Al centro del sistema c’è un arbitro indipendente, unico e senza scopo di lucro”, spiega Piunti. “Questo arbitro non partecipa al gioco economico, ma gioca un ruolo cruciale nell’indirizzare le aziende verso pratiche ambientali responsabili”. Questo modello funziona perché l’economia circolare richiede incentivi e coordinamento per far muovere le imprese nella direzione giusta.
Paesi come Grecia e Spagna, che hanno adottato sistemi simili, stanno ottenendo risultati migliori rispetto a nazioni del centro-nord Europa, dove manca un’organizzazione simile. “Dobbiamo considerare i rifiuti come risorse fin dall’origine”, conclude Piunti, richiamando alla mente la metafora dell’”astronave Terra” dell’economista Kenneth Boulding. “Siamo 8 miliardi di astronauti su un’astronave da cui non possiamo scendere. Il nostro modo di consumare e trattare i rifiuti deve rispettare questa realtà”, afferma.
Per maggiori informazioni, visita il sito ufficiale del Conou e consultate le risorse disponibili presso istituzioni come il Ministero della Transizione Ecologica e l’Agenzia Europea dell’Ambiente.
– Foto Italpress –
(ITALPRESS).
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