Penske Media, proprietaria di Rolling Stone, fa causa a Google per sintesi AI.
Secondo l’accusa, “come condizione per indicizzare il contenuto degli editori nelle ricerche, Google ora richiede anche che gli editori forniscano quel contenuto per altri usi che cannibalizzano o preemptivano i riferimenti di ricerca”. La querela afferma che l’unico modo per Penske di disinteressarsi sarebbe rimuoversi completamente dalla ricerca di Google, il che sarebbe “devastante”.
In aggiunta, PMC sostiene di aver registrato “significative diminuzioni nei clic provenienti dalle ricerche di Google” da quando l’azienda ha iniziato a implementare le AI Overviews. Ciò implica una riduzione delle entrate pubblicitarie per l’editore, minacciando anche le entrate da abbonamenti e affiliazioni, poiché questi flussi di entrate dipendono dal fatto che le persone visitino effettivamente i siti di PMC.
Google ha respinto le lamentele secondo cui le AI Overviews stiano riducendo il traffico verso gli editori, ma secondo i documenti legali, “Google non ha fornito informazioni credibili riguardo al traffico di referenza delle ricerche”.
La reazione agli sviluppi antitrust
La causa di Penske arriva dopo che Google è riuscita a evitare potenziali problemi antitrust: un giudice federale aveva stabilito che l’azienda avesse agito illegalmente per mantenere un monopolio nella ricerca online, ma non ha ordinato di dividere i suoi affari. Questo è avvenuto anche a seguito di una crescente concorrenza nel settore dell’AI.
In sintesi, la situazione si sta evolvendo rapidamente con molteplici attori coinvolti nel dibattito sull’impatto dell’intelligenza artificiale sui diritti d’autore e sui modelli di business degli editori. Mentre Google continua a sostenere i benefici delle proprie tecnologie, la questione legale aperta da PMC potrebbe avere ripercussioni significative per il futuro dell’industria dei media digitali.
Fonti ufficiali:
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