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La vitamina D influisce anche su condizioni croniche quali il diabete, le malattie autoimmuni e le patologie cardiovascolari. Gregoriou et al. (2017) hanno rivisto le evidenze riguardanti la supplementazione in pazienti con diabete di tipo 1, evidenziando miglioramenti nella gestione della malattia. Per quanto riguarda la salute cardiovascolare, Gunta (2013) ha mostrato che uno stato di deficienza può rappresentare un fattore di rischio per l’aggravamento di patologie cardiovascolari.

La relazione tra vitamina D e obesità è stata indagata da diversi gruppi di ricerca. Vanlint (2013) e Pereira-Santos et al. (2015) hanno dimostrato come l’obesità sia spesso associata a bassi livelli di vitamina D, suggerendo un circolo vizioso che rende difficile il miglioramento dello stato vitaminico in questi soggetti.

In ambito pediatrico, Jat (2017) ha evidenziato che la carenza di vitamina D incrementa il rischio di infezioni delle vie respiratorie inferiori nei bambini, sottolineando la sua importanza nella prevenzione e gestione delle malattie infettive in età evolutiva.


Per approfondire questo tema e le sue molteplici implicazioni, è possibile consultare risorse ufficiali come il National Institutes of Health (NIH) con la scheda dedicata alla vitamina D e le linee guida nutrizionali del National Osteoporosis Foundation (fonte).

L’Institute of Medicine (IOM) ha pubblicato inoltre riferimenti dettagliati su valori raccomandati di assunzione di vitamina D e calcio, disponibili sul loro sito ufficiale (fonte).

In definitiva, mantenere adeguati livelli di vitamina D è di grande rilievo per la salute globale, con ripercussioni che interessano tanto la struttura ossea quanto la funzione immunitaria, la sfera neuropsichica e la prevenzione di patologie croniche.

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