Spotify affronta finalmente il problema delle canzoni clone generate dall’IA.
Un altro tema caldo emerso è stata la questione relativa a presunti brani generati da AI inclusi nelle playlist di Spotify per evitare di pagare artisti. Duboff ha categoricamente smentito queste voci, affermando che Spotify non crea musica, né con AI né senza, e che il 100% dei brani presenti è creato, posseduto e caricato da terze parti autorizzate.
Durante la conferenza, non è stata fornita risposta chiara circa la possibilità che la musica generata da AI venga inserita nelle playlist curate editorialmente da Spotify. In seguito, Duboff ha fornito ulteriori chiarimenti sul funzionamento del sistema.
“Ci concentriamo su playlist di musica che pensiamo risuonerà con il pubblico. I brani che paiono principalmente generati da prompt mostrano un coinvolgimento molto basso. Non ci sono verità nei sistemi di cospirazione che affermano che stiamo promuovendo la musica AI per benefici finanziari; tutta la musica su Spotify è autorizzata da terze parti e non ne creiamo o possediamo alcuna, e paghiamo diritti per ogni traccia,” ha concluso Duboff.
Per chi desidera approfondire le politiche di Spotify e il loro impatto sugli artisti, è possibile consultare fonti ufficiali come il sito di Spotify e le comunicazioni aziendali.
In un’epoca in cui la tecnologia continua a espandere i confini del possibile, le iniziative di Spotify rappresentano un passo importante per tutelare gli artisti e mantenere l’integrità della musica come forma d’arte autentica e significativa.
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