Giustiziato per omicidio, scagionato 21 anni dopo l’esecuzione

Condannato a morte, giustiziato ed assolto dopo 21 anni. È successo in Cina. Il ragazzo era accusato di rapimento ed omicidio di una donna. La condanna risale al 1995. Pochi mesi fa sono state riesaminate le prove e considerati insufficienti, scagionando l’ormai defunto.

Un giovane della provincia di Hebei è stato scagionato dal tribunale di Shenyang dopo 21 anni dall’esecuzione. Ai tempi, nel ’95, aveva solo ventun’anni. Il caso tornò d’attualità nel 2005, quando un altro uomo confessò la propria colpevolezza del delitto. L’incongruenza delle prove per confermare la sentenza fece rinviare il caso. A giugno 2016, la Corte suprema riaprì il processo , su pressione dell’agenzia “Nuova Cina”, chiedendo la discussione del caso da capo. Tutti i documenti vennero riesaminati, fino alla sentenza finale: insufficienza di prove per la condanna a morte. La Corte ha così dichiarato innocente l’uomo ormai morto, per “evidenti lacune”.

La Corte ha disposto l’avvio di un’istruttoria per “conseguenti indennizzi, assistenza giudiziaria e ripercussioni legali per le parti responsabili” del caso in questione.

La fretta per l’esecuzione, nonostante le prove fossero insufficienti, fu causata dal fatto che, negli anni ’90, la Cina era nel mezzo di una campagna anti-crimine. I casi di violenza si andavano moltiplicando e il governo diede istruzione di velocizzare i processi. Questo non fu l’unico caso su cui la Corte ha fatto passi indietro. Due anni fa, ad esempio, venne sancita l’innocenza di un diciottenne, giustiziato nel 1996 per rapimento e omicidio. Venne disposto un indennizzo per i genitori.

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