Don Milani rivive a Forlimpopoli: uno spettacolo che esplora il suo messaggio attuale.

Don Milani rivive a Forlimpopoli: uno spettacolo che esplora il suo messaggio attuale.

L'attuale discussione sulla scuola italiana evidenzia una forte polarizzazione tra l'idea di...

L’attuale discussione sulla scuola italiana evidenzia una forte polarizzazione tra l’idea di “merito”, sostenuta dalle recenti politiche ministeriali, e la persistente necessità di equità. In questo contesto, l’eredità di Don Milani ritorna prepotentemente al centro del dibattito educativo. Il teatro diventa un palcoscenico per questa riflessione con “Cara Professoressa”, uno spettacolo scritto e interpretato da Beppe Casales, in programma mercoledì 22 ottobre 2025, alle ore 21, presso il Cinema Teatro Verdi di Forlimpopoli, in occasione dell’81° Anniversario della Liberazione di Forlimpopoli.

Don Milani e le sfide attuali della scuola

La rappresentazione racconta la storia di Gianni, un bidello che esplora la sua esperienza educativa through “Lettera a una professoressa” di Don Milani e dei ragazzi di Barbiana. Il testo illumina le disfunzioni della scuola pubblica italiana con una freschezza sorprendente. Questo “canto d’amore per la scuola pubblica” si presenta come un amore critico, che non tollera le ingiustizie strutturali e pone in discussione la reale applicazione del merito.

Il cuore del messaggio risiede nella attualità dell’approccio milaniano. Don Milani si opponeva alla bocciatura come metodo di selezione classista, sostenendo che la scuola dovesse proteggere i più svantaggiati. Questo aspetto è ancora cruciale oggi, mentre l’abbandono scolastico precoce in Italia, sebbene in fase di miglioramento, continua a rappresentare una criticità sistemica. La bocciatura rischia di essere un meccanismo punitivo, come indicato da Cristiano Corsini ne “La fabbrica dei voti” (Franco Angeli), dove si evidenzia come “bocciare” significasse liberarsi di studenti non in grado di seguire un programma pensato per i migliori. Le ingiustizie persistono, specialmente tra studenti di contesti socio-economici diversi, mettendo a nudo un divario tra le promesse di equità e la realtà educativa.


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