Il Mostro: verità e misteri dietro la serie e la pista sarda esplorata.
La “pista sarda” e gli enigmi irrisolti
La serie esplora anche la cosiddetta “pista sarda”, il sospetto che l’omicidio Locci-Lo Bianco potesse essere legato a una comunità di provenienza sarda. Le vittime, oltre a Mele e ad altri indagati, erano tutti sardi ma abitanti della zona fiorentina.
Tuttavia, ogni qualvolta uno di questi sospetti veniva incarcerato, un nuovo delitto riconducibile al mostro si verificava, portando gli investigatori a distaccarsi da questa pista. La pista sarda è rimasta importante, poiché ha lasciato un indizio fondamentale: l’arma utilizzata per uccidere Locci e Lo Bianco, la Beretta .22, era la stessa usata anche in altri sette duplici omicidi.
Gradualmente, è diventato evidente che non poteva esistere un solo mostro, ma piuttosto una serie di serial killer mai realmente identificati.
Nel 1994, Pietro Pacciani fu condannato all’ergastolo per gli omicidi del mostro di Firenze, tranne che per quello del 1968. Tuttavia, nel 1996 venne assolto in appello, lasciando un velo di mistero dopo la sua morte nel 1998. Insieme a lui, i cosiddetti “compagni di merende”, Mario Vanni e Giancarlo Lotti, furono anch’essi condannati e in seguito rilasciati per motivi di salute.
“Il Mostro” non si propone di fornire nuove teorie o confermare una pista rispetto a un’altra. Pur utilizzando elementi di finzione per arricchire dettagli e personaggi, la miniserie ricostruisce questa vicenda con una fedeltà sorprendente. Ogni episodio affonda le radici in fatti reali, testimonianze, atti processuali e inchieste giornalistiche.
