Italia spende poco in istruzione: il clamoroso errore di Valditara sul PIL comparato.
Analizzando i dati forniti da Eurostat, emergono chiarificazioni importanti. Nel 2023, la spesa complessiva dello Stato italiano per l’istruzione è stata pari al 3,9% del PIL, un dato che colloca l’Italia al terzo posto più basso tra i Paesi membri dell’Unione Europea, superata solo da Romania (3,4%) e Irlanda (2,8%). La media europea è del 4,7%, e il Paese che spende di più in istruzione in rapporto al PIL è la Svezia, con un imponente 7,3%.
Non solo, l’Italia si pone ultima anche se si considera la spesa in istruzione rispetto alla spesa totale dello Stato. In questo caso, la percentuale italiana è del 7,3%, rispetto a una media europea del 9,6%. A titolo di confronto, in Spagna è del 9,3%, in Germania del 9,2% e in Francia dell’8,8%. L’Estonia e la Svezia, con il 14,5%, guidano questa classifica.
Punti di vista contrastanti sulla politica educativa
Queste evidenze pongono interrogativi sulla credibilità delle affermazioni di Valditara riguardo alla spesa italiana in istruzione. L’analisi dei dati pone in evidenza un contrasto tra la comunicazione ufficiale e la realtà dei fatti, creando una discrepanza che suscita preoccupazione tra studenti e famiglie italiane.
D’Attorre e altri critici avvertono che, se non si affrontano con serietà i problemi reali legati al finanziamento dell’istruzione, si rischia di compromettere il futuro di una generazione intera. È fondamentale quindi mettere al centro del dibattito politico le esigenze concrete del settore educativo, piuttosto che ripetere slogan che paiono privi di sostanza.
