Molestie sessuali nella Pa: chi le commette sarà licenziato

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Molestie sessuali nella Pa. Chi “commette molestie a carattere sessuale” sarà cacciato dalla Pubblica amministrazione. La bozza del contratto per gli statali, visionata dall’Ansa, esplicita e rafforza le sanzioni da infliggere in questi casi: prima una sospensione (fino a un massimo di 6 mesi). Ma se il comportamento si ripete, nell’arco del biennio, scatta il licenziamento.

Molestie sessuali nella Pa: licenziamento in caso di reiterazione del reato

La ‘pena’ massima è prevista se c’è “recidiva” di “atti o comportamenti o molestie a carattere sessuale” o “quando l’atto, il comportamento o la molestia rivestano carattere di particolare gravità”. “Si applica” il licenziamento per lo statale che accetta o chiede, per sé o per altri, regali o altre utilità non di “modico” valore, al di sopra dei 150 euro, come contropartita per essersi adoperati, nell’ambito del proprio ufficio, a vantaggio diretto di chi fa il dono.

Molestie sessuali nella Pa: 1,2 milioni donne molestate sul lavoro

L’ultima indagine Istat, che risale al 2008-2009, rivela che circa la metà delle donne tra i 14 e i 65 anni (10,5 milioni, il 51,8%) hanno subito nell’arco della loro vita ricatti sessuali sul lavoro o molestie in senso lato come pedinamento, esibizionismo, telefonate oscene, molestie verbali e fisiche.

Il luogo di lavoro è – dopo il mezzo di trasporto pubblico e dopo la strada/il mercato il posto dove più frequentemente le donne subiscono molestie: avances pesanti, apprezzamenti, contatti non desiderati, inviti, trovano negli uffici spesso un habitat naturale.

Sempre secondo i dati Istati, sono un milione 224 mila le donne che hanno subito molestie o ricatti sul posto di lavoro, pari all’8,5 per cento delle lavoratrici attuali o passate, incluse le donne in cerca di occupazione.

L’anno scorso odierna Cgil, Cisl, Uil e Confindustria, hanno siglato un’intesa che recepisce l’Accordo Quadro sulle molestie e la violenza nei luoghi di lavoro raggiunto il 26 aprile del 2007 dalle rispettive rappresentanze a livello europeo Businesseurope, Ceep, Ueapme e Etuc.

Secondo l’accordo, le parti sociali individueranno sul territorio «le strutture più adeguate al fine di assicurare un’assistenza, sia dal punto di vista psicologico che dal punto di vista legale, a coloro che siano stati vittime» di simili atti.

Le singole imprese, inoltre, verranno invitate a firmare (all’interno della propria unità produttiva) un modello di dichiarazione riferito alla non tollerabilità di questi comportamenti. L’obiettivo è quello di aumentare la consapevolezza dei datori di lavoro, dei lavoratori e dei loro rappresentanti. Ma è evidente che la «minaccia» della sanzione può offrire un deterrente ben più importante.

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