Salari bassi e precarietà al Sud: Svimez denuncia il rischio di povertà.
Il Dramma dei Lavoratori della Scuola
Un settore particolarmente colpito dalla povertà salariale è quello dell’istruzione. Recentemente, l’Inps ha comunicato che nel 2024 i salari di oltre un milione di lavoratori della scuola, principalmente docenti e personale ATA, sono in media di soli 30.767 euro lordi annui. Questa cifra è quasi 9.000 euro inferiore alla media del settore pubblico, con buste paga che faticano a superare 1.700 euro netti al mese. Chi lavora in posizioni precarie o è stato assunto da poco, guadagna nettamente meno, arrivando a circa 1.500 euro netti per i docenti e tra 1.200 e 1.300 euro per il personale ATA.
Un ulteriore problema riguarda la partecipazione delle donne al mercato del lavoro in Italia, che continua a essere tra le più basse d’Europa. Nonostante le donne abbiano più successo accademico, con lauree conseguite più velocemente e con votazioni superiori, la loro partecipazione lavorativa rimane limitata. Solo il 31% delle donne di età compresa tra 25 e 34 anni con titolo terziario è attivamente occupato, rispetto al 21% degli uomini.
Il tasso di occupazione femminile presenta significative disparità regionali. Nel 2024, le donne senza figli mostrano un tasso di occupazione nazionale del 63,6%, con differenze notevoli tra il Nord (71%) e il Mezzogiorno (45,8%). Le madri, invece, si trovano in una situazione ancor più problematica: nel Sud, l’occupazione per le donne con uno o due figli è di 41,8% e scende al 30,8% per quelle con tre o più figli, evidenziando l’impatto del lavoro di cura in contesti privi di adeguati servizi.
