Trump propone revisione obbligatoria dei social media per i viaggiatori.
L’amministrazione Trump e il controllo dei social media per i turisti
L’amministrazione di Donald Trump potrebbe presto richiedere ai turisti provenienti da numerosi paesi di fornire i loro nomi utente sui social media prima di entrare negli Stati Uniti. Questa proposta, avanzata dal Servizio doganale e della protezione dei confini degli Stati Uniti (US Customs and Border Protection), prevede che la storia dei social media degli ultimi cinque anni diventi una parte “obbligatoria” del processo di screening. La notizia è stata recentemente riportata dal New York Times.
Attualmente, i viaggiatori provenienti da 42 paesi, come Australia, Francia, Germania, Giappone e Regno Unito, possono visitare gli Stati Uniti per un massimo di 90 giorni senza visto. Se la proposta dovesse diventare ufficiale, i visitatori sarebbero obbligati a includere i loro account sui social media quando fanno domanda attraverso il sistema di autorizzazione elettronica al viaggio (ESTA).
Misure di controllo più severe
La proposta si inserisce in un contesto di maggiore controllo sull’immigrazione da parte dell’amministrazione Trump. Nel mese di marzo, il Servizio per la cittadinanza e l’immigrazione degli Stati Uniti aveva già proposto di esaminare gli account social media delle persone che richiedono green card, cittadinanza statunitense, asilo e status di rifugiato. Inoltre, il Dipartimento di Stato ha iniziato a richiedere ai richiedenti visto di rendere pubblici i loro account sui social media a partire da giugno. La particolare attenzione di Trump ai social media non è una novità, poiché la sua precedente amministrazione aveva già imposto requisiti simili per alcuni richiedenti visto.
Le nuove misure proposte dal CBP includerebbero anche la richiesta di informazioni supplementari “quando possibile”, come indirizzi email utilizzati negli ultimi dieci anni, numeri di telefono degli ultimi cinque anni, informazioni dettagliate sui familiari e addirittura dati biometrici. Attualmente, i visitatori devono solo fornire un indirizzo email, un numero di telefono, l’indirizzo di casa e i contatti di emergenza.
Il pubblico avrà la possibilità di commentare la proposta per un periodo di 60 giorni. Questo rappresenta un’opportunità importante per i cittadini e le organizzazioni di esprimere le loro preoccupazioni riguardo a temi di privacy e libertà personale. L’implicazione di fornire informazioni sui social media solleva interrogativi sulla trasparenza e sul potenziale abuso di tali dati da parte delle autorità.
È importante notare che la raccolta di informazioni sui social media non è un processo che avviene solo nel contesto degli Stati Uniti, ma riflette una tendenza globale in cui le nazioni stanno cercando di monitorare più da vicino l’attività online dei visitatori e dei cittadini. Paesi come il Regno Unito e l’Australia hanno già implementato misure simili, evidenziando un crescente interesse per la sicurezza nazionale e il controllo delle frontiere attraverso l’uso della tecnologia.
Le organizzazioni per i diritti civili e la privacy stanno già sollevando le loro voci in merito a queste proposte, sostenendo che potrebbe infrangere i diritti individuali e incoraggiare una cultura di sorveglianza. La questione centrale è di quanto debbano essere ampi i poteri governativi nel controllo delle informazioni personali, e quale sia l’equilibrio giusto tra sicurezza e libertà.
Un altro aspetto da considerare è l’impatto che queste misure avrebbero sul turismo negli Stati Uniti. Una maggiore richiesta di informazioni e di verifica dettagliata potrebbe rendere il paese meno attraente per i turisti internazionali, potenzialmente danneggiando l’economia. Le preoccupazioni riguardo alla privacy potrebbero indurre molte persone a scegliere destinazioni alternative.
Con la data di implementazione di queste nuove norme ancora incerta, il dibattito continua. Entro 60 giorni dalla pubblicazione della proposta, ci sarà spazio per un dialogo costruttivo su come il governo degli Stati Uniti possa gestire il rapporto tra sicurezza e libertà individuale. La questione sarà d’importanza cruciale nel decidere non solo il futuro del turismo, ma anche il clima generale della libertà personale nel paese.
Per ulteriori dettagli e aggiornamenti, si consiglia di consultare fonti ufficiali come il sito web del Servizio doganale e della protezione dei confini degli Stati Uniti e il New York Times, dove è stato pubblicato il primo resoconto di queste proposte. La situazione continua a evolversi, e gli sviluppi futuri potrebbero portare a ulteriori cambiamenti nel panorama dell’immigrazione e dei viaggi internazionali.
