700 km a settimana e 400 euro di benzina: la dura vita di una precaria
Il Precarietà nel Reclutamento degli Insegnanti
Un punto centrale del dibattito è il reclutamento dei docenti, oggetto di 13 riforme negli ultimi 35 anni, senza mai risolvere il problema del precariato. Dalla nascita dei “ruoli speciali transitori” fino all’algoritmo Gps, le strade intraprese hanno spesso bypassato i metodi concorsuali tradizionali, contribuendo a una situazione di precarietà endemica.
Gianna Fracassi, segretaria generale Flc Cgil, ha commentato: “Il sistema di reclutamento è in continua evoluzione da oltre 15 anni, senza mai giungere a una soluzione stabile. La formazione degli insegnanti è appaltata a soggetti privati, con costi elevati che gravano sui precari.” Secondo Fracassi, è fondamentale che la formazione in ingresso diventi accessibile e gratuita per tutti i docenti precari, un diritto che dovrebbe essere esigibile.
Uno dei temi emergenti riguarda la dinamica degli stipendi. Confrontando il pagamento degli insegnanti fra metà anni ’90 e i primi anni 2020, risulta che i docenti non hanno mai avuto stipendi elevati. Nel 1997, il salario lordo mensile era di circa 2.243.000 lire, consumando il 62% delle entrate per le spese essenziali. Oggi, nel 2023, lo stipendio netto mensile si attesta sui 2.290 euro. Di questa cifra, il 66% è assorbito da spese fondamentali e il 28,5% dall’Irpef, lasciando davvero poco nelle tasche dei docenti.
