Gender Pay Gap: è ancora un problema reale in Italia

Gender Pay Gap: è ancora un problema reale in Italia

Il divario retributivo tra uomini e donne in Italia non è solo una statistica ricorrente nei report...

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Il divario retributivo tra uomini e donne in Italia non è solo una statistica ricorrente nei report annuali, ma una realtà tangibile che continua a plasmare il mercato del lavoro. Secondo gli ultimi dati dell’Osservatorio INPS, il gender pay gap raggiunge quasi il 29%, una forbice alimentata da part-time involontari, maternità e un accesso ancora limitato a settori ad alta retribuzione.

Il cuore del problema: perché le donne guadagnano meno

Il gender pay gap non è un fenomeno improvviso. È il risultato di dinamiche sociali radicate che influenzano le carriere femminili sin dai primi anni lavorativi. I dati mostrano che le donne percepiscono in media 19.833 euro l’anno, contro i 27.967 degli uomini, una disparità che rimane, anche a parità di ruolo, con l’arrivo della maternità.


L’Italia presenta una delle più alte quote di lavoro part-time femminile in Europa e, a differenza della Germania, quasi la metà delle donne lo sceglie per necessità e non per preferenza. Questo incide sulle buste paga e sulle possibilità di crescita, determinando carriere spezzate o rallentate. Anche i settori giocano un ruolo chiave: l’istruzione, dominata dalle donne, è tra i meno retribuiti, mentre la manifattura – altamente pagata – rimane prevalentemente maschile.

Il part-time involontario: un freno alla carriera

Le lavoratrici che optano per il part-time lo fanno spesso per ragioni familiari. Questo tipo di contratto riduce possibilità di avanzamento, lucidità professionale e accesso agli straordinari, creando una disparità che si amplifica negli anni.

Il peso della maternità

Dopo la nascita di un figlio, il divario retributivo si allarga fino al 16%. Le interruzioni di carriera, i rientri complessi e la riduzione dell’orario lavorativo generano cicatrici permanenti negli stipendi e nelle pensioni future.

I settori che allargano la forbice

Le donne restano sottorappresentate nei comparti STEM: solo il 18,5% delle laureate sceglie corsi ICT, e la presenza femminile in ingegneria cresce a un ritmo troppo lento. Meno donne in settori ad alta retribuzione significa un divario strutturale che non si chiude.

Le competenze STEM come leva per il futuro

Una formazione orientata verso settori più redditizi potrebbe ridurre il gap nel lungo periodo. La maggiore partecipazione femminile alle discipline tecnico-scientifiche è, secondo gli analisti, una delle leve più decisive per riequilibrare il mercato del lavoro.


Un confronto internazionale che fa riflettere

L’Italia si colloca poco sotto la media UE per diffusione del part-time femminile, ma è nettamente sopra la media per la quota di donne costrette a sceglierlo. In Germania appena il 4,4% delle donne è “costretta” al part-time: un confronto che evidenzia come il divario italiano sia legato più al contesto sociale che alle preferenze individuali.

Cosa cambiare adesso

Gli esperti concordano: la chiave sta nella conciliazione. Più servizi per l’infanzia, maggiore flessibilità degli orari, incentivi alle aziende e promozione di cultura aziendale equa potrebbero attenuare un fenomeno complesso e profondamente radicato.

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