‘Beata Ignoranza’: la satira sull’uso (o abuso) dei social network

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Si può vivere senza tecnologia, senza pc o smartphone, senza stare connessi, perennemente, a tutti questi social network, su cui condividiamo le nostre vite? Trovate più il tempo per vedere i vostri amici e parenti? O preferite aggiornarli tramite un messaggio su WhatsApp? Comodo sì, ma a volte si rischia di perdere la vera visione della realtà, della vita e, soprattutto, dei rapporti umani.

Ormai, comunichiamo attraverso i centoquaranta caratteri di un tweet, senza dimenticare le emoticon che rappresentano, al meglio, il nostro umore. Siamo alla continua ricerca di followers, ma stiamo dimenticando, forse, chi siamo realmente.
Beata Ignoranza, il nuovo film di Massimiliano Bruno, è una satira dolce e, allo stesso tempo, amara, che si basa su tutti questi interrogativi.

È la storia di due uomini, molto diversi tra loro, in cui forse vi riconoscerete. Filippo, interpretato da Alessandro Gassmann, è il tipico uomo che sta sempre collegato ad Internet, addirittura, nel suo metodo di insegnamento, basato su risoluzioni di temi ed equazioni, cerca le risposte direttamente da Google. Senza dimenticare di fare i selfie con gli alunni della sua classe.
Ma c’è chi la pensa diversamente da lui. Marco Giallini ricopre il ruolo di Ernesto, un professore d’italiano di vecchio stampo, con un telefonino che non sa nemmeno cosa significa la parola Whatsapp. È fuori dalla rete e per lui è solo un motivo di vanto. Nelle loro vite arriverà una novità, che li condurrà in un viaggio nel passato, e stravolgerà il tutto.

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