India intende registrare e verificare ogni smartphone in circolazione per maggiore sicurezza.
Prateek Waghre, esperto di politiche presso il Tech Global Institute, ha affermato che si tratta di un passo problematico. “Stiamo praticamente assistendo alla potenziale creazione di un database per ogni singolo dispositivo”, ha dichiarato, sollevando interrogativi sulla gestione futura di tali dati. Il governo indiano non ha fornito dettagli su come verranno memorizzati i dati raccolti, chi avrà accesso a essi o quali misure di salvaguardia saranno adottate man mano che il sistema si espande.
Le associazioni per i diritti digitali avvertono che l’ampia portata della base di smartphone in India — stimata in circa 700 milioni di dispositivi — significa che anche piccoli cambiamenti amministrativi possono avere conseguenze significative.
Meghna Bal, direttrice presso l’Esya Centre, ha espresso preoccupazioni riguardo alle possibili ripercussioni per le startup e i piccoli imprenditori. “Se il governo intende costruire tali sistemi, deve essere supportato da audit indipendenti e misure di responsabilità trasparenti”, ha affermato.
In conclusione, l’API proposta potrebbe sollevare preoccupazioni per le aziende di rivendita, che potrebbero trovarsi a dover affrontare responsabilità nel caso in cui le informazioni sensibili dei clienti venissero gestite in modo improprio.
Non ci sono state risposte dal ministero delle telecomunicazioni indiano riguardo alle richieste di commento di TechCrunch.
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