Le tre sfide della scuola italiana: riformismo, progettualità e managerialismo.
La stagione dell’autonomia scolastica, formalmente avviata con il DPR n. 275/1999, avrebbe dovuto segnare un passo significativo verso la democratizzazione e la responsabilizzazione delle istituzioni scolastiche. Questa evoluzione si basava sui principi di sussidiarietà, flessibilità e progettualità condivisa. Malgrado ciò, oltre vent’anni dopo, si osservano evidenti distorsioni che hanno dato origine a ciò che esperti del settore descrivono come un vero e proprio “sintomo patologico” del sistema educativo. Queste problematiche si manifestano sotto forma di bulimia riformistica, progettite e dirigentite, tutte sintomi di un’evoluzione che ha allontanato l’autonomia scolastica dalla sua missione di promozione del benessere educativo.
Le Patologie del Sistema Educativo
La bulimia riformistica rappresenta una delle principali problematiche del sistema educativo italiano. Essa indica la tendenza ad attuare riforme strutturali, curricolari e organizzative in modo incessante, ma senza un adeguato tempo per la riflessione e la valutazione degli esiti. Questa iperattività normativa non ha prodotto la tanto auspicata innovazione, bensì ha generato instabilità e confusione. Ogni governo, nel corso del tempo, ha imposto la propria visione, creando un quadro educativo discontinuo e disorientante per gli docenti. La bulimia riformistica si traduce quindi in un continuo e frenetico “cambio di cornice”, che impedisce pratiche realmente autonome, costringendo le scuole a rincorrere circolari e modelli di gestione sempre nuovi, spesso in contrasto tra loro.
A questa prima sindrome si accompagna la “progettite”, un fenomeno caratterizzato dalla proliferazione di progetti e iniziative scolastiche che, invece di allinearsi con il curricolo e la missione educativa, rispondono a logiche esterne, come finanziamenti e bandi. L’autonomia scolastica, concepita per adattare l’offerta formativa alle esigenze del territorio, ha visto un’esplosione di iniziative che dimostrano una produttività superficiale ma non sempre portano a un reale impatto formativo. Questa “progettite” genera una dispersione delle energie professionali, trasformando le scuole in laboratori di iniziative episodiche, mentre l’orientamento educativo unitario viene spesso trascurato. Il paradosso consiste nel fatto che la proliferazione di progetti non sostiene l’innovazione, ma la disperde.
