Razzismo a Senigallia: donna licenziata per il colore della pelle

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Razzismo a Senigallia: donna licenziata per il colore della pelle. L’episodio di razzismo si è verificato presso una casa di riposo a Senigallia, in provincia di Ancona, dove una donna senegalese ha perso il lavoro a causa del colore della sua pelle, non gradito dagli anziani ospiti della struttura.

Razzismo a Senigallia: vittima una donna non accettata a causa del colore della pelle

Vittima dell’episodio è una donna originaria del Senegal, Fatyma Sy 40 enne e mamma di due bambini che attualmente si trovano nel paese di origini della madre. Residente in città da circa quindici anni,  la donna stava svolgendo un periodo di prova presso la casa di riposo Opera Pia Mastai Ferretti di via Cavallotti, nel centro storico di Senigallia. Il suo operato è stato apprezzato e ben valutato dagli utenti della struttura, tanto da offrire alla donna un contratto di lavoro. Tuttavia l’atteggiamento ostile e denigratorio che gli anziani ospiti della casa di riposo riservavano a Fatyma hanno portato i responsabili della cooperativa Progetto solidarietà che supportano i dipendenti della struttura ad allontanare Fatyma dalla casa di riposo, con l’intenzione di inserirla “in una realtà meno ostile”.

Razzismo a Senigallia: derisione e frasi razziste quelle rivolte alla donna

Fatyma Sy è stata oggetto di derisione e frasi razziste da parte degli anziani che si trovano nella casa di riposo. Gli epiteti razzisti che la donna sentiva dirsi  erano del tipo “Non ci piaci, sei nera”, “Ecco un’altra nera”, “Non puoi lavorare qui, non ti vogliano”.

Tali lamentele che spesso non venivano rivolte direttamente all’operatrice, ma venivano riferite ai responsabili della cooperativa, hanno reso l’atmosfera lavorativa all’interno della struttura maldisposta nei confronti della donna, tanto da convincere i responsabili stessi ad  allontanarla da quel luogo di lavoro, con l’intenzione di inserirla in un contesto lavorativo meno sfavorevole ed ostile.

Cosi Fatyma Sy ha visto sfumare l’opportunità di diventare un’operatrice socio sanitaria non per il suo operato o rendimento, stimato per altro dai datori di lavoro, ma  a causa del colore della sua pelle non accettato dagli anziani del luogo presso il quale stava lavorando. Un episodio di razzismo increscioso ed infelice al quale purtroppo si assiste ancora oggi.

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