Scuola azienda? No, puntiamo su esperienze reali e formazione pratica!
Un anno fa, una mia collega mi ha chiesto: “Perché non ti piace la scuola-azienda? Può anche essere un’opzione positiva, dipende da come viene implementata!”. Ma se facciamo un passo indietro e analizziamo il discorso, ci rendiamo conto che la narrazione dominante, veicolata dai media senza contraddittorio, può facilmente manipolare le opinioni. La verità è che per formarsi un’idea informata, è essenziale avere una solida base di conoscenza in campo economico, sociopsicopedagogico e filosofico.
È fondamentale chiarire che un’azienda è generalmente orientata al profitto. Questa premessa deve portarci a valutare la scuola, in particolare quella pubblica, come un’importante istituzione culturale. La sua missione principale è formare non solo conoscenza, ma anche personalità sane e cittadini attivi. Dobbiamo tenere a mente che la funzione educativa è ben distinta da quella d’impresa e non dovrebbe essere influenzata dalle logiche di mercato.
Le dinamiche aziendali nelle scuole
Immaginiamo ora che questa premessa non conti. Entrare in un’azienda significa comprenderne le dinamiche interne. Ogni impresa ha un capo, un gruppo dirigente e una linea decisionale che difficilmente può essere messa in discussione. Negli ultimi 30-35 anni, la gerarchia e il potere nelle aziende si sono incrinati, rendendo improbabile trovare figure come Adriano Olivetti, noti per il loro approccio innovativo.
Un’altra realtà negativa del mondo aziendale è la struttura gerarchica e burocratica che esso crea. Questi elementi portano inevitabilmente a tre criticità: gerarchizzazione, burocratizzazione e digitalizzazione eccessiva. Chi non desidera progredire nella propria carriera? In un contesto dove gli stipendi sono sempre più bassi, è facile cadere in una guerra tra poveri, in cui la competizione diventa il sale della cultura aziendale.
