Smartphone vietati: riflettiamo sull’uso che ne facciamo al di fuori della scuola.

Smartphone vietati: riflettiamo sull’uso che ne facciamo al di fuori della scuola.

Il Divieto di Smartphone a Scuola: Riflessioni e Proposte Negli ultimi tempi, il dibattito sul...

Il Divieto di Smartphone a Scuola: Riflessioni e Proposte

Negli ultimi tempi, il dibattito sul divieto di smartphone a scuola ha suscitato diverse opinioni e contestazioni. Il Ministro dell’Istruzione del Merito ha stabilito norme rigorose in merito, ma non tutti sembrano concordare. Eraldo Affinati, noto scrittore e insegnante, ha espresso il suo dissenso, sottolineando che “senza una solida alleanza tra corpo docente e studenti, ogni provvedimento fatica a radicarsi”. Secondo lui, il cellulare può essere sia una fonte di distrazione che un utile strumento didattico, a seconda del suo utilizzo. Vietarlo, afferma, va in controtendenza rispetto alla rivoluzione digitale che stiamo vivendo.

Il Ruolo dell’Educatore nella Trasformazione Digitale

L’attenzione degli studenti in aula non può essere ottenuta solo attraverso il divieto, ma richiede un clima di fiducia tra insegnanti e allievi. Per costruire relazioni umane significative, è essenziale che gli educatori sappiano indicare ciò che è veramente importante nel vasto mare di informazioni digitale. Solo così la scuola può ripristinare gerarchie di valore e guidare gli studenti nella comprensione e nell’uso critico della Rete.

In particolare, nelle scuole per migranti “Penny Wirton”, l’insegnamento della lingua italiana si avvale di 65 postazioni didattiche, nelle quali il cellulare ha un ruolo fondamentale. Gli studenti italiani, che affiancano i loro coetanei immigrati, necessitano dello smartphone non solo come traduttore, ma anche come strumento per facilitare l’apprendimento. In questo contesto, l’utilizzo del cellulare diventa indispensabile e non può essere facilmente negato.


Un Nuovo Approccio all’Insegnamento

Italo Fiorin, presidente della Scuola di Alta Formazione “Educare all’Incontro e alla Solidarietà” dell’Università LUMSA di Roma, ha ribadito nel corso di un incontro online che la centralità dello studente, inteso come persona, meritano una particolare attenzione. Con le sue linee guida denominate ACP (Ascolto-Compassione-Presenza), si delinea un comportamento educativo non solo orientato all’insegnamento, ma anche alla creazione di un ambiente d’apprendimento in cui ogni voce venga ascoltata.

Si deve passare da una “scuola della trasmissione” a una “scuola del comunicare”, caratterizzata da dialogo e ascolto attivo. In questo modello, sia l’insegnante che lo studente sono protagonisti, e l’obiettivo finale è un apprendimento che promuova la trasformazione del comportamento e del modo di pensare degli studenti.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *