Pensioni: età pensionabile a 67 anni e mezzo, una necessità per il futuro?
Pensioni, l’incubo slitta? A rischio l’aumento previsto, ecco cosa potrebbe succedere
Il sistema previdenziale italiano è costantemente al centro del dibattito politico ed economico, con possibili cambiamenti che potrebbero impattare significativamente sul futuro di milioni di lavoratori. Uno degli scenari più discussi riguarda il previsto aumento di tre mesi per l’età pensionabile, un meccanismo legato all’adeguamento alle speranze di vita che, in teoria, dovrebbe scattare il 1° gennaio 2027. Al momento però, la sua effettiva applicazione è tutt’altro che certa.
La questione è strettamente legata alla disponibilità di risorse finanziarie. Anche se la cifra necessaria fosse inferiore al mezzo miliardo di euro, come stimato da alcune fonti politiche, l’inserimento di tale stanziamento nella Legge di Bilancio di fine 2025 appare fondamentale per evitare uno slittamento. Alcune testate giornalistiche ipotizzano che, qualora le stime dell’INPS si rivelassero corrette, con un fabbisogno di oltre 3 miliardi di euro, e considerando le attuali ristrettezze dei conti pubblici, lo stop all’aumento potrebbe essere rinviato di un anno, con conseguenze dirette sull’ultima finanziaria del governo in carica.
In caso di mancato finanziamento, si profilerebbe uno scenario in cui, nel giro di pochi anni (tra il 2028 e il 2029), i requisiti per la pensione potrebbero innalzarsi improvvisamente di ben 72 mesi. Questo significherebbe dover attendere 67 anni e 6 mesi di età per la pensione di anzianità, oppure raggiungere i 43 anni e 4 mesi di contributi per la pensione di vecchiaia (un anno in meno per le donne). Una prospettiva che allontana sensibilmente il traguardo per molti lavoratori.
