Canzone di Natale senza Gesù: scuola affronta striscione neofascista con coraggio e dignità.

Canzone di Natale senza Gesù: scuola affronta striscione neofascista con coraggio e dignità.

Canzone di Natale senza Gesù: scuola affronta striscione neofascista con coraggio e dignità.

Intimidazione a una Scuola Primaria di Reggio Emilia

Un episodio di intimidazione ha scosso la comunità di Reggio Emilia, colpendo una scuola primaria nella serata di giovedì 18 dicembre. Uno striscione con la scritta “Tornate a Gesù” è stato affisso sulla recinzione dell’istituto da un gruppo apparentemente riconducibile ad ambienti neofascisti. L’azione, firmata “Comunità militante Sacrificio e Fedeltà”, è stata documentata e diffusa sui social media, aumentando la visibilità della controversa iniziativa. Alcuni residenti, notando lo striscione, hanno immediatamente avvertito le forze dell’ordine, e attualmente la Digos sta conducendo accertamenti sul caso.

Il Contestato Canto di Natale

Questo episodio inquietante si colloca all’interno di un clima già teso, provocato dalla decisione di modificare il testo del canto natalizio “Din don dan”, l’adattamento italiano di “Jingle Bells”. La modifica prevede l’eliminazione del riferimento esplicito a Gesù, una scelta che ha sollevato polemiche diffuse. Secondo quanto riportato da Il Resto del Carlino, l’intento della modifica risiederebbe nel rispetto della sensibilità delle famiglie non credenti e di altre fedi, rendendo la recita di Natale più inclusiva per tutti gli alunni.

Ad alimentare il dibattito politico è stata la reazione della Lega, che ha fortemente criticato questa decisione, parlando di una “deriva inaccettabile”. Alessandro Rinaldi, capogruppo del Carroccio, ha annunciato l’intenzione di portare la questione in Consiglio comunale, definendo la scelta “ideologica, sbagliata e profondamente diseducativa”. Rinaldi ha affermato che “cancellare Gesù non significa includere, ma negare la nostra storia, cultura e le radici della comunità reggiana”. Secondo lui, il Natale deve mantenere un’identità chiara, e la scuola pubblica dovrebbe educare senza “censurare o riscrivere le tradizioni”.


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