Appalti truccati dalla camorra: 69 in manette tra politici e imprenditori

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Sgominata un’organizzazione di stampo camorristico che controllava gli appalti: in manette sono finite 69 persone si tratta di amministratori locali, funzionari pubblici, imprenditori, politici, commercialisti, ingegneri e “faccendieri”. Coinvolti anche docenti universitari.

L’operazione è stata condotta dal Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Napoli, sotto il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia partenopea.

Diciotto gli appalti al centro dell’inchiesta, tra cui lavori alla Mostra d’Oltremare di Napoli e in vari Comuni, opere per una scuola, per l’Azienda regionale diritto allo studio, per un impianto di cremazione al cimitero di Pompei e per il nuovo museo archeologico di Alife.

Le accuse, a vario titolo, sono di corruzione ed altre gravi irregolarità nelle gare di appalto pubblico realizzate in varie province campane, talvolta anche al fine di agevolare organizzazioni criminali di stampo camorristico.

Un gruppo di “colletti bianchi” è accusato di aver inciso “in modo determinante” sull’aggiudicazione di gare d’appalto a favore di imprese predesignate riconducibili a personaggi legati ai Casalesi.

L’inchiesta è partita dalle indagini sulla tangente per la ristrutturazione di Palazzo Teti Maffuccini a Santa Maria Capua Vetere, che doveva diventare un «Polo della legalità», ma ha perso per sempre i finanziamenti a causa delle ingerenze della camorra.

In manette anche alcuni sindaci tra i quali i primi cittadini di Aversa, Enrico De Cristofaro (coinvolto per il periodo in cui era presidente dell’ordine degli architetti), i sindaci di Riardo e Pompei e l’ex sindaco di San Giorgio a Cremano. Coinvolto anche l’ex sindaco di Casapulla, Ferdinando Bosco. E Claudio Borrelli, direttore Adisu.

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