Bankitalia: giudizi economici imprese migliorano, ma rimangono ancora negativi
L’indagine della Banca d’Italia del terzo trimestre 2025 rivela un quadro economico sfavorevole per le imprese italiane con almeno 50 addetti, sebbene con segnali di miglioramento rispetto all’inizio dell’anno. La domanda complessiva è stagnante, influenzata dai dazi Usa e dall’apprezzamento dell’euro, mentre le aspettative sulle vendite e l’occupazione risultano meno ottimistiche, specialmente nei servizi e costruzioni. Le imprese prevedono una crescita degli investimenti nel 2025, sostenuta da condizioni di credito stabili e adeguata liquidità. L’inflazione attesa si riduce lievemente, con prezzi moderati nei settori industriale e dei servizi. Le condizioni operative restano incerte, ma le costruzioni mostrano miglioramenti grazie al PNRR.
Situazione Economica e Prospettive delle Imprese Italiane nel Terzo Trimestre 2025
Nel corso del terzo trimestre 2025, un’indagine svolta dalla Banca d’Italia tra le imprese italiane dell’industria e dei servizi con almeno 50 addetti ha rilevato giudizi complessivamente negativi sulla situazione economica generale, seppur in leggera ripresa rispetto all’inizio dell’anno. La domanda complessiva è rimasta stabile, risentendo dell’introduzione dei dazi sulle esportazioni verso gli Stati Uniti e dell’apprezzamento dell’euro. Le aspettative sulle vendite per il trimestre successivo restano positive, ma con un tono meno ottimistico rispetto all’indagine precedente, e persistono preoccupazioni sulle condizioni operative, specialmente nei settori dei servizi e delle costruzioni.
Le imprese hanno mostrato un calo nella percezione della dinamica delle vendite e delle esportazioni. In particolare, la domanda nei servizi e nelle costruzioni è cresciuta più lentamente, mentre nell’industria si è registrata una flessione, accentuata nelle aziende più esposte ai mercati esteri. Un significativo 42% delle imprese industriali e il 17% di quelle dei servizi hanno indicato effetti negativi di moderata entità dovuti ai dazi e al rafforzamento dell’euro, con una quota minore ma rilevante che ha segnalato un impatto più marcato. Parallelamente, le attese di crescita occupazionale sono diminuite, con una riduzione netta soprattutto nel terziario, mentre le costruzioni mostrano una maggiore fiducia rispetto al passato.
Le condizioni operative restano influenzate dall’incertezza economico-politica e dalle tensioni internazionali sugli scambi e gli investimenti. I giudizi delle imprese industriali e dei servizi hanno evidenziato un peggioramento rispetto al trimestre precedente, mentre le valutazioni delle aziende edili sono risultate più positive, con un contributo significativo dato dai provvedimenti collegati al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), dal quale circa il 60% delle imprese prevede di trarre beneficio nel secondo semestre dell’anno. Sul fronte degli investimenti, la maggior parte delle imprese prevede un aumento della spesa nel 2025, mantenendo stabile il saldo tra miglioramenti e peggioramenti.
Le condizioni di accesso al credito e la liquidità aziendale sono valutate in modo sostanzialmente stabile, senza indicazioni di criticità per il prossimo trimestre. La quasi totalità delle imprese ritiene che il contesto finanziario rimarrà adeguato al sostegno delle proprie attività, contribuendo a un atteggiamento prudente ma fiducioso nel breve termine. Questo quadro dipinge una fase di adattamento delle imprese italiane tra sfide esterne e segnali di moderato ottimismo sulle prospettive future.
Situazione Economica e Prospettive delle Imprese Italiane nel Terzo Trimestre 2025
Nel periodo compreso tra il 26 agosto e il 19 settembre 2025, la Banca d’Italia ha condotto un’indagine presso le imprese italiane dell’industria e dei servizi con almeno 50 addetti. I giudizi sulle condizioni economiche generali del Paese risultano complessivamente negativi, ma mostrano un miglioramento rispetto all’inizio dell’anno. La domanda complessiva ha mantenuto un livello di stagnazione nel terzo trimestre, influenzata dall’introduzione di dazi sulle esportazioni verso gli Stati Uniti e dall’apprezzamento dell’euro. Le aziende continuano a prevedere una ripresa delle vendite nei mesi seguenti, benché l’ottimismo si sia attenuato e permangano preoccupazioni riguardo al contesto operativo.
Le aspettative sulla dinamica delle vendite e sulle esportazioni evidenziano segnali contrastanti tra i settori. Nel comparto industriale e nei servizi, si osserva un calo nelle stime di crescita, con un saldo tra previsioni di espansione e contrazione passato da valori più elevati a livelli più contenuti. Nel settore delle costruzioni, invece, le aspettative risultano leggermente più positive, confermandosi in crescita. Sul fronte dell’occupazione, le previsioni di incremento sono meno incoraggianti rispetto alla precedente rilevazione, specie nei servizi e nel terziario, con un ridimensionamento degli avanzamenti attesi.
L’incertezza economica e politica continua a influire negativamente sulle condizioni operative percepite dalle imprese, con un saldo di giudizi peggiorativi in crescita nei comparti industriale e dei servizi. Nel settore delle costruzioni, invece, le valutazioni restano favorevoli e migliorano ulteriormente, sostenute anche dagli effetti dei provvedimenti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, di cui circa il 60% delle imprese si aspetta benefici già nella seconda metà dell’anno. Nonostante le difficoltà, la maggior parte delle aziende prevede un aumento degli investimenti per il 2025, ritenendo le condizioni di accesso al credito e la liquidità complessiva adeguate e stabili.
Le dinamiche dei prezzi praticati negli ultimi 12 mesi indicano una crescita moderata e sostanzialmente stabile rispetto al passato, con variazioni più contenute attese nell’industria e nei servizi e una maggiore intensità nelle costruzioni. Le prospettive sull’inflazione al consumo mostrano un leggero calo, soprattutto su orizzonti temporali brevi, riflettendo un quadro economico caratterizzato da incertezze ma anche da segnali di adattamento e contenimento delle pressioni inflazionistiche.
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