La gobba, il naso aquilino, le scarpe rotte e una scopa che la notte dell’Epifania la porta in giro a distribuire regali o carbone. È così che la Befana oggi viene di solito raffigurata e raccontata ai più piccini.

Ma da dove arriva la Befana?

Nella tradizione cattolica il giorno dell’Epifania è quello in cui i Re Magi portano i loro doni a Gesù Bambino. Oro, incenso e mirra, che nella tradizione popolare italiana sono stati sostituiti da giocattoli, dolci e frutta.

Befana è un’accezione popolare del termine greco Epifania che indica l’apparizione. Col tempo la Befana ha preso i connotati di una vecchietta brutta ma buona che, come Babbo Natale, scende dai camini e lascia nelle calze dei bambini dolci e giocattoli, mentre riserva il carbone a chi proprio non si è comportato bene.

Prima della calza cosa c’era?

La tradizione voleva che si mettessero in bell’evidenza delle scarpe nuove, proprio per la cara Befana, che avrebbe potuto averne bisogno. Oggi sono diverse le città italiane in cui le Befane, rappresentate da dei fantocci, vengono bruciate. Un’usanza precristiana che resiste anche in varie parti d’Europa e che lega il mito della Befana a tradizioni magiche precristiane.
Ad Urbania, dove si festeggia la festa nazionale della Befana, è tradizione preparare una lunghissima calza di 50 metri, mentre a Firenze Melchiorre, Baldassarre e Gaspare arrivano a cavallo per il corteo storico della Cavalcata dei Re Magi. A Milano la Befana arriva in darsena, insieme al corteo dei Magi a Piazza Duomo. Se a Rapallo arriva dal mare, a Barga parte dalla sua casetta di legno a Pegnana, per scendere giù fino al centro storico della cittadina.

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