Chiede aiuto a studentessa, poi la rapina e la abusa: fermato iracheno

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Studentessa di 17 anni rapinata, presa a botte e abusata da un iracheno di 26 anni richiedente asilo alla stazione dei treni di Trieste.

E’ la ricostruzione della polizia, che ieri sera alle 22.30 è intervenuta per soccorrere la ragazza su segnalazione di altre tre giovani.

La vittima, di Trieste, ha riferito agli agenti di essere tornata dopo uno stage – studio tenutosi in una vicina località, in serata. Era  a bordo del bus, nei pressi della stazione ferroviaria, quando ha notato un uomo riverso a terra.

Scesa dal mezzo si è diretta verso di lui per prestargli soccorso. L’uomo le ha chiesto aiuto pregandola di accompagnarlo. I due si sono quindi diretti verso un’area della stazione dove ci sono vagoni in disuso.

L’atteggiamento dell’uomo a quel punto è cambiato: l’iracheno ha trascinato la vittima dentro il bagno di una delle carrozze e lì è iniziata la violenza.

Costretta a bere whisky

L’uomo, sempre secondo la ricostruzione della polizia, dopo aver frugato nella borsetta della ragazza si è impossessato di poche decine di euro. Poi ha costretto la 17enne a bere da una bottiglia di whisky al fine di vincerne la strenua resistenza e poi ha iniziato a colpirla ripetutamente e a violentarla.

Ultimata la violenza, la ragazza è riuscita ad allontanarsi seguita dall’aggressore. Dopo avere chiesto aiuto ad alcuni passanti, la giovane è salita su un autobus, allontanandosi dalla zona e a quel punto è stata soccorsa e ricoverata all’ospedale Burlo Garofolo.

L’aggressore è stato rintracciato a poca distanza dal luogo della violenza da una pattuglia ed è stato arrestato. Il suo nome è Govand Mekail, con precedenti di polizia per rapina e maltrattamenti in famiglia.

Serracchiani: “Atto odioso e schifoso sempre”

«La violenza sessuale è un atto odioso e schifoso sempre, ma risulta socialmente e moralmente ancor più inaccettabile quando è compiuto da chi chiede e ottiene accoglienza nel nostro Paese – dice la presidente del Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani. – Sono convinta che l’obbligo dell’accoglienza umanitaria non possa essere disgiunto da un altrettanto obbligatorio senso di giustizia, da esercitare contro chi rompe un patto di accoglienza. Per quanto mi riguarda, gesti come questo devono prevedere l’espulsione dal nostro Paese, ovviamente dopo assolta la pena».

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