Chiesti 4 anni e nove mesi per Emilio Fede: ricattò i vertici Mediaset

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Emilio Fede nei guai. Il pm ha chiesto per lui la pena a 4 anni e 9 mesi con l’accusa di avere provato a ricattare i vertici Mediaset con foto hut ritoccate.

Il processo milanese in cui è accusato di estorsione è armai alle battute finali. Il pm ha parlato di «pressioni e minacce» da parte di Fede. Con cui avrebbe costretto «Crippa, Confalonieri ma anche lo stesso Silvio Berlusconi» a fargli avere «un accordo più vantaggioso. Con una buonuscita di 820mila euro e un contratto di collaborazione di 3 anni».

La vicenda

L’ex direttore avrebbe dato mandato a Gaetano Ferri, ex personal trainer del giornalista (già condannato in abbreviato a tre anni e 10 mesi) e ad altre due persone, di assemblare fotomontaggi falsi e compromettenti. Le foto ritraevano il direttore dell’informazione di Mediaset, Mauro Crippa, così come il presidente dell’azienda Fedele Confalonieri.

Fotomontaggi che, secondo gli inquirenti, sarebbero dovuti servire per costringere Mediaset a sottoscrivere un accordo transattivo più favorevole al giornalista rispetto alle condizioni del licenziamento. Fede nel processo è anche accusato di violenza privata per alcune minacce nei confronti di Ferri.

Gli scatti e le immagini erano saltate fuori il 28 marzo 2012, nel giorno del rocambolesco licenziamento di Fede, per poi sparire fino a quando non sono riapparse fuori durante una perquisizione a casa di Ferri, nel frattempo invischiato in una vicenda di file audio che riguardavano i rapporti tra Ruby e Berlusconi finita nel mirino della Procura di Monza.

Il pm ha anche ricordato come portato avanti dal giornalista con una motivazione da parte della Corte che ha evidenziato il “perdurare di minacce e illecite pressioni sui vertici di Mediaset”. Per ottenere “l’accordo transattivo” più favorevole, firmato nel luglio del 2012. Fede, oltre a “millantare di avere del materiale anche su Confalonieri”, avrebbe consegnato a Berlusconi una delle false foto che ritraevano Crippa.

Fede è a processo per il caso Ruby bis per il quale era stato condannato a 4 anni e 10 mesi, pena poi annullata con rinvio dalla Cassazione, e anche per un concorso in bancarotta per un prestito ricevuto da Lele Mora.

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