Crisi idrica: perché l’acqua manca anche dove c’è sempre stata
Un errore ricorrente nella gestione della crisi idrica è trattarla come un evento eccezionale e temporaneo. Commissariamenti, ordinanze urgenti e soluzioni tampone si susseguono senza affrontare le cause strutturali del problema. Questo approccio emergenziale produce interventi frammentati, spesso costosi, ma incapaci di modificare il sistema nel lungo periodo.
La scarsità d’acqua, invece, è ormai una condizione strutturale, destinata a peggiorare se non si cambia modello di gestione. Continuare a rincorrere l’emergenza significa accettare razionamenti, disservizi e conflitti per l’accesso alla risorsa.
Serve una nuova cultura dell’acqua
Affrontare la crisi idrica richiede un cambio di paradigma. Ridurre le perdite di rete, modernizzare le infrastrutture, investire nel riuso delle acque reflue e nella raccolta delle acque piovane sono misure ormai imprescindibili. Allo stesso tempo, è necessario ripensare le politiche agricole, favorendo colture compatibili con il clima e sistemi di irrigazione efficienti.
Ma nessuna strategia potrà funzionare senza una nuova cultura dell’acqua. Considerarla una risorsa finita, preziosa e vulnerabile è il primo passo per usarla in modo responsabile. L’acqua manca anche dove c’è sempre stata perché il contesto è cambiato. Ignorarlo significa condannarsi a una crisi permanente.
