Gli albergatori contro Airbnb: “Settore turismo diventato un far west”

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Si inasprisce la guerra tra gli albergatori e Airbnb. “Altro che camerette, intere case disponibili per mesi” dichiarano gli operatori del settore.

L’accusa parte da Federalberghi Emilia Romagna nei confronti del noto servizio web di Airbnb. Il portale che permette di mettere a disposizione spazi immobiliari bypassando i normali canali dell’offerta alberghiera.

I dati di Federalberghi

Secondo gli albergatori, basandosi sui dati Airbnb di aprile, dei 6178 alloggi disponibili sul portale nella settimana di pasqua. Il 57,39 per cento erano riferiti ad interi appartamenti, più di 2 su 3 alloggi offerti erano disponibili per più di sei mesi. Quasi uno su due era gestito da host che mettono in vendita più di un alloggio.

“E’ importante sottolineare – spiega il comunicato dell’associazione – che vengono danneggiate tanto le imprese turistiche tradizionali quanto coloro che gestiscono in modo corretto le nuove forme di accoglienza”.

Le “bugie” di Airbnb

Non è vero che si condivide l’esperienza con il titolare. La maggior parte degli annunci pubblicati su Airbnb si riferisce all’affitto di interi appartamenti, in cui non abita nessuno.

Non è vero che si tratta di attività occasionali. La maggior parte degli annunci si riferisce ad appartamenti disponibili per oltre sei mesi all’anno.

Non è vero che si tratta di forme integrative del reddito. Sono attività economiche a tutti gli effetti, che molto spesso fanno capo ad inserzionisti che gestiscono più alloggi.

Non è vero che le nuove formule compensano la mancanza di offerta. Gli alloggi presenti su Airbnb sono concentrati soprattutto nelle grandi città e nelle principali località turistiche, dove è maggiore la presenza di esercizi ufficiali.

Introduzione della tassa di soggiorno

Anche chi soggiornerà in Airbnb e case private potrebbe essere obbligato a pagare, nei Comuni che già la prevedono negli hotel, la tassa di soggiorno. È il contenuto di alcuni emendamenti di maggioranza all’articolo 4 del decreto che contiene la cosiddetta manovrina ora all’esame della Commissione Bilancio della Camera. Le proposte di modifica o di aggiunta alla misura che regolamenta il regime fiscale degli affitti brevi, la ribattezzata ‘tassa Airbnb’, anche se in verità è un tentativo di far pagare una tassa già eistente, sono 197, presentate da tutti i gruppi parlamentari, ma in gran parte dal Pd.

 

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