Necessità urgente di maggiori risorse e cure accessibili per la salute mentale

Necessità urgente di maggiori risorse e cure accessibili per la salute mentale

La Salute Mentale in Italia: Un Settore Negletto ROMA (ITALPRESS) – L'Italia si trova in una...

La Salute Mentale in Italia: Un Settore Negletto

ROMA (ITALPRESS) – L’Italia si trova in una situazione critica per quanto riguarda il settore della salute mentale, destinando soltanto il 3% del Fondo Sanitario Nazionale alle relative politiche. Questo si traduce in una spesa pro-capite di appena 69,8 euro, un valore che è sorprendentemente inferiore rispetto a paesi come Francia (510 euro), Germania (499 euro) e Regno Unito (344 euro). Inoltre, il numero di operatori nel campo della salute mentale è insufficientemente basso, con solo 60 professionisti ogni 100.000 abitanti, un valore inferiore del 25% rispetto agli standard raccomandati dall’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali (Agenas).

Malgrado questa scarsità di risorse, la domanda di assistenza è in continuo aumento. Secondo l’Osservatorio Salutequità, nel 2023 ben 854.040 utenti hanno richiesto servizi di salute mentale, registrando un incremento del 10% rispetto all’anno precedente. Questo aumento è accompagnato da un preoccupante incremento dei disturbi psichiatrici, oltre che da casi di ideazione suicidaria e autolesionismo tra i giovani.

Una Riflessione Sulla Situazione Attuale

L’analisi dell’Osservatorio Salutequità mette in evidenza come, nonostante un aumento della domanda, nel 2022 il numero di strutture per l’assistenza psichiatrica sia diminuito rispetto ai livelli del 2020. Negli anni precedenti alla pandemia, il numero di utenti assistiti era circa 826.000 nel 2019, calato a circa 778.700 nel 2021, con un recupero parziale che nel 2023 ha riportato il numero a circa 854.000. Questo trend si associa a riduzioni spiacevoli nelle prestazioni offerte e nelle dotazioni di personale.

I divari territoriali nella fornitura dei servizi sono significativi. In alcune regioni, come il Friuli-Venezia Giulia, le prestazioni per utente possono arrivare a 33, mentre in altre, come Molise, Campania e Sicilia, scendono a meno di 9. Inoltre, la quasi totalità degli interventi è terapeutica nel 71,4% dei casi, seguita da prestazioni socio-riabilitative e assistenziali, rispettivamente 18,1% e 8,4%.

Nonostante i richiami a una riforma del settore, il numero di posti letto per cure psichiatriche rimane tra i più bassi in Europa, con 8,1 posti per ogni 100.000 abitanti. Il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) si trova ora a dover gestire una crescente domanda di assistenza per condizioni come emicrania, disturbi del sonno, demenza e Parkinson. In totale, circa 7 milioni di italiani convivono con disturbi di salute mentale, con un’incidenza particolare sull’ansia e la depressione.

Proposte recenti, come la Legge n. 81/2020, cercano di affrontare queste problematiche con iniziative specifiche, come il riconoscimento della cefalea primaria cronica come malattia sociale e il rifinanziamento del Fondo per Alzheimer e demenze. Tuttavia, l’attuazione di tali misure è stata caratterizzata da ritardi significativi, evidenziando un sistema che fatica a rispondere in modo efficace e tempestivo alle necessità della popolazione.

Tra gli interventi programmati, si è menzionata una nuova Strategia nazionale per la salute mentale, attesa da oltre dieci anni. Il decreto attuativo per finanziare progetti innovativi per la cefalea primaria è arrivato con un ritardo di due anni, mettendo in luce difficoltà nel garantire finanziamenti e una visione strategica coerente.

La riforma del DM 77/22 ha introdotto le Case della Comunità come centri per la salute mentale, ma la presenza di servizi specifici non è obbligatoria, creando potenziali disparità regionali. Secondo Agenas, a giugno 2025 solamente 293 delle 660 Case della Comunità attive avranno servizi per la salute mentale. Ciò è motivo di preoccupazione, soprattutto in regioni come Calabria e Trentino, dove, nonostante un numero limitato di CdC, sono stati istituiti servizi adeguati.

In conclusione, la fragilità del sistema attuale porta a isolare sempre di più le famiglie che si trovano a dover affrontare malattie mentali, minando la fiducia nel Servizio Sanitario Nazionale. Se non si adotta un cambio di paradigma, è probabile che le aree più vulnerabili restino senza il supporto necessario.

Fonti ufficiali: Osservatorio Salutequità, Agenas, Ministero della Salute.

– Foto pexels.com –

(ITALPRESS)

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