“Non credere a niente”: il nuovo singolo di Roberto Funaro fa luce (solo) su ciò che conta davvero
Non credere a niente, però, non si ferma di certo a questo concetto: apre un secondo livello dedicato al rapporto con il sé originario. Nell’eterna lotta tra l’adulto di oggi e il bambino di ieri – in cui però non esistono vincitori – tutto si può concludere solo con un dialogo sincero. Il bambino – che ancora non conosce il peso delle aspettative – custodisce le domande non filtrate: ecco perché Funaro chiede di poter tornare a quella fase, che però con il tempo inevitabilmente tende a dileguarsi.
Il terzo asse si concentra invece sulla difficoltà di immaginare il futuro: «Non guardare avanti se non vuoi veramente vedere il futuro» riflette una sensazione diffusa di precarietà — climatica, economica, relazionale — che coinvolge tutte le generazioni e rende l’orizzonte spesso sfocato. Funaro non tenta di risolvere questa inquietudine, ma le concede spazio, trasformandola in un elemento vivo del brano.
Focus sui significati e sulla scelta del titolo
Il quarto livello dell’opera si lega al titolo. Non credere a niente non è un invito a diventare cinici, ma un’esortazione a non lasciarsi ingannare alla narrazione preconfezionata della vita che siamo abituati a sentire. Diventa così un modo per imparare ad ascoltare con attenzione e a selezionare ciò su cui vale davvero la pena concentrarsi. In sostanza, l’artista mira a comprendere da dove nasce la corsa prima di assecondarla.
