Programmi ambientali africani lottano per finanziamenti dopo il blocco di USAID.
L’African Development Bank ha stanziato 5,5 miliardi di dollari per la finanza climatica nel 2024; tuttavia, questo importo è solo una frazione dei 2,8 trilioni necessari per raggiungere gli obiettivi climatici dell’Africa tra il 2020 e il 2030. Secondo le stime del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente, attualmente il continente riceve solo 30 miliardi di dollari dei circa 300 miliardi necessari ogni anno per il finanziamento climatico.
Il coordinatore dell’organizzazione camerunense Forests and Sustainable Development (FODER), Justin Kamga, evidenzia che le cifre annunciate dai donatori raramente si traducono in azioni concrete sul campo. È fondamentale che l’Africa riceva un supporto tangibile e mirato per affrontare le sfide climatiche.
In vista della COP30 che si terrà in Brasile a novembre, Kamga mette in evidenza che sono necessarie promesse concrete e fondi reali affinché l’Africa possa beneficiare di iniziative come il Tropical Forest Forever Facility (T3F). Senza un impegno reale, sarà difficile per il continente affrontare le sfide che lo attendono.
La chiusura di USAID non rappresenta solo la fine di un flusso di finanziamenti; evidenzia anche la fragilità del modello di finanza climatica attuale dell’Africa, che è eccessivamente dipendente da un ristretto gruppo di donatori vulnerabili alle variazioni politiche. Gli attori della società civile sostengono che, per evitare futuri shock, i paesi africani devono costruire sistemi di finanziamento autonomi e sostenibili, coinvolgendo banche regionali, aziende locali e la società civile stessa.
Fonti ufficiali:
– Gruppo della Banca Africana di Sviluppo
– Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente
– pubblicazioni di mongabay.com
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