Retina artificiale: la scoperta italiana che ridarà la vista ai ciechi

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Un gruppo di ricercatori italiani dell’Iit di Genova ha realizzato la prima retina artificiale organica altamente biocompatibile.

La protesi, descritta sulla rivista Nature Materials, si è dimostrata in grado di rimpiazzare i fotorecettori degenerati in animali portatori di mutazione spontanea di uno dei geni implicati nella retinite pigmentosa umana.

La retina bio-tech è formata da due strati di polimeri organici capaci di convertire gli stimoli luminosi nell’attivazione elettrica dei neuroni.

Nel corso della sperimentazione i topolini, che non potevano vedere perché erano portatori di una mutazione in uno dei geni che è legato alla retinite pigmentosa, oltre alla capacità di orientarsi, hanno dimostrato di aver ripristinato il riflesso pupillare, le risposte corticali elettriche e metaboliche agli stimoli luminosi e la capacità di discriminazione spaziale (acuità visiva).

Questo importante recupero funzionale è rimasto efficace per oltre 10 mesi dopo l’impianto della retina artificiale, senza causare l’infiammazione dei tessuti o la degradazione dei materiali che compongono il dispositivo.

La prima sperimentazione sull’uomo potrebbe essere inaugurata nella seconda metà del 2017. L’impianto potrebbe rappresentare una svolta nel trattamento di patologie retiniche estremamente invalidanti.

I polimeri organici, alternativamente semiconduttore e conduttore, sono stratificati su una base di fibroina, la cosiddetta proteina della seta. La stimolazione luminosa dell’interfaccia provoca l’attivazione della retina priva di fotorecettori, mimando il processo a cui sono deputati i coni e bastoncelli presenti nella retina sana.

L’obiettivo della ricerca è quello di ripristinare parzialmente la vista in pazienti resi ciechi dalla degenerazione dei fotorecettori, che si verifica in numerose malattie genetiche della retina (come ad esempio la retinite pigmentosa).

Il team di ricercatori

Allo studio e alla realizzazione della retina hanno partecipato anche ricercatori del Centro di Neuroscienze e Tecnologie Sinaptiche (NSYN) di Genova e Centro di Nanoscienze e Tecnologie (CNST) di Milano – in collaborazione con il Dipartimento di Oftalmologia dell’Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar (Verona), Innovhub-SSI Milano e l’Università dell’Aquila che hanno utilizzato anche finanziamenti della Fondazione Telethon, del Ministero della Salute e da Fondazioni private.

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