Stop al caporalato: 6 arresti per la morte della bracciante di Andria

Stop al caporalato: 6 arresti per la morte della bracciante di Andria

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Una sentenza storica contro la piaga del caporalato. Ad Andria sono state arrestate sei persone per la morte della bracciante agricola stroncata dalla fatica.

Nel corso della notte la Polizia di Stato, in collaborazione con la guardia di Finanza, ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa nei confronti di sei persone coinvolte, a vario titolo, in reati riconducibili al fenomeno del capolarato.

Gli arrestati sono il responsabile dell’agenzia interinale per la quale lavorava la donna e i suoi due collaboratori-dipendenti assieme a loro sono finiti in carcere il titolare dell’agenzia di trasporto la moglie, lavoratrice fittizia; ai domiciliari è finita, invece la donna che avrebbe avuto il compiuto di reclutare le braccianti agricole.

Le accuse contestate ai sei arrestati sono di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, il cosiddetto caporalato, e la truffa a danni dello Stato, reati per i quali sono previste pene fino a otto anni di reclusione.

Un successo che segna un salto di qualità nelle modalità investigative, che ha permesso di superare l’omertà che normalmente copre il fenomeno; l’emersione di una nuova, più moderna e, per certi versi, sorprendente forma di caporalato.

Paola Clemente lavorava nei campi ed era addetta alla cosiddetta acinellatura dell’uva. E ogni notte si alzava e percorreva 300 chilometri per raggiungere Andria alle 5 e lavorare fino al primo pomeriggio sotto un sole docente per circa due euro all’ora.

Tra le testimonianze raccolte c’è la straziante confessione di una bracciante che ha commosso gli inquirenti tranesi e che fa emergere il tessuto economico di sfruttamento a cui sono sottoposti i braccianti, anche da parte delle agenzie interinali.

Una volta sul pullman, nel momento in cui venivano distribuite le buste paga, «Nessuna parla anche perché si ha paura di perdere il lavoro, anche io adesso ho paura di perdere il lavoro e di essere chiamata infame. Ho un mutuo da pagare, mio marito lavora da poco, mentre prima stava in Cassa integrazione. Dovete capire che il lavoro qui non c’è e, perderlo, è una tragedia. Quindi, se molte di noi hanno paura di parlare è comprensibile».

L’indagine per omicidio colposo sulla morte di Paola Clemente è tuttora in corso a carico di sette persone. Da questa indagine ne è nato uno stralcio che oggi ha portato ai sei arresti, e che ha permesso agli inquirenti di ricostruire le modalità di reclutamento e di sfruttamento dei braccianti da parte della stessa agenzia interinale che aveva assunto la donna.

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