Stranger Things, la serie evento Netflix erede di X-Files

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Stranger Things è una serie statunitense, originale Netflix, diffusa il 15 luglio, dopo essere stata preannunciata come la summa del miglior cinema anni ’80. La seconda stagione è in lavorazione e andrà in onda il 31 ottobre 2017. Questa serie unisce saggiamente diversi baluardi culturali: da Star Wars a “Dungeons & Dragons” passando per il mondo Tolkeniano e con un po’ di dibattito sui viaggi intradimensionali. Sono diverse inoltre le influenze tipiche dei movies anni ‘80 che si riscontrano: da E.T. L’extraterrestre a I Goonies passando per Stand by Me, finendo con La Casa e La Cosa.

Tutto questo va soltanto ad arricchire l’opera dei fratelli Matt e Ross Duffer (già impegnati nella scrittura e sceneggiatura di Wayward Pines). La storia si sviluppa su tre big lines, che si diramano dopo la scomparsa del bambino Will Byers: troviamo Mike (Finn Walfhard), Dustin (Gaten Matrazzo) e Lucas (Caleb McLaughlin), i tre amichetti di Will che si imbattono nella misteriosa Eleven (Millie Brown), arrivata da chissà dove. Sono presenti anche Jonathan (Charlie Heaton), fratello di Will, e la sorella maggiore di Mike, Nancy (Natalia Dyer), che collaborano al caso delle sparizioni nella cittadina; infine, gli adulti, Joyce (Winona Ryder), madre di Will, e lo sceriffo Hopper (David Harbour). Ciò che colpisce di più è l’efficacia che ogni singola storyline mantiene durante la stagione. Infatti, la visione del mondo delle diverse età che diventa l’anima e lo scheletro della serie. Lo sviluppo della trama è molto lineare e pulito e ci ricorda la struttura narrativa di Stephen King. Malgrado il numero elevato dei personaggi, le situazioni e gli accadimenti sono perfettamente organizzati. I vari incipit partono distanti in tre realtà differenti ed infine si uniscono per il gran finale. La scomparsa del piccolo Will fa partire una serie di reazioni su tutti i livelli: la madre prova a comunicare con lui attraverso un sistema di luci, i suoi migliori amici lo cercano all’esterno con l’aiuto di Eleven e lo sceriffo indaga sulla scomparsa, seguendo tracce che lo condurranno a un laboratorio sospetto che conduce esperimenti segreti.

Di contorno, una seconda scomparsa che coinvolge la generazione di mezzo, ovvero quella dei liceali che, come satellite a sé, si ricongiungerà presto al desiderio di rintracciare le persone scomparse.

Interessanti i riferimenti alla scienza, con il professore che spiega le teorie delle dimensioni parallele riuscendo a non svincolarsi troppo dal tema principale. Infine, come trascurare l’aspetto horror? Le atmosfere ci ricordano spesso quelle di Silent Hill e si possono riscontrare alcune influenze tratte da Alien.

Inutile parlare del cast stellare che compone la serie. Quasi superflua è la lode a Winona Ryder, che riesce a mantenere per tutta la stagione un tenore recitativo di altissimo livello.

Per tutti questi motivi, Stranger Things non risulta essere una serie che si limita ad ammiccare agli anni ‘80, ma assume un proprio carattere quando unisce l’ordinario allo straordinario, l’amicizia al soprannaturale.

Non volendo spoilerare oltre la prima stagione mi limito a consigliarla, considerato che, oltre a ritenerla una delle migliori serie sul mercato, è anche il criterio che utilizzo nella ricerca dell’uomo della mia vita, infatti se alla domanda “ ciao scusa ti piace Stanger Things?” la risposta è negativa succede come in quel programma tivvù dove si apre una botola sotto i suoi piedi e viene risucchiato dalla giustizia divina.

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