Venezuela, la testimonianza di un deputato: “Popolo senza medicine”

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Crisi nera e proteste in Venezuela contro il leader Nicolas Maduro. Dopo le notizie sull’ultimo grande corteo dove sono rimaste ferite 300 persone e morta una, il plurisettimanale online “Il primato nazionale” ha intervistato César Ramìrez, deputato venezuelano. Il politico in questione fa parte di Voluntad Popular, un partito liberale di sinistra.

Momento di crisi più grave della storia venezuelana

Ramìrez racconta la situazione attuale dello Stato sudamericano: “È il momento più grave della storia del Venezuela: c’è una inflazione del 1000% annua, lo stipendio minimo unito al sussidio alimentare è di 42 dollari al mese, il cibo è venduto al cambio del dollaro, quindi non si riesce a comprare da mangiare per un mese, figuriamoci per tutto il resto. I servizi pubblici sono al collasso per la corruzione. Dire che la sanità è precaria è poco, agli ospedali manca tutto, dalle medicine al materiale ospedaliero, ammalarsi è una sentenza di morte, e la gente non trova le medicine elementari come antibiotici o pillole per la pressione. Si sono ripresentate malattie che erano state debellate. La sicurezza è inesistente, ti sequestrano, ti rapinano, le carceri sono controllate da mafie avallate dal governo. La scuola pubblica è in piedi per lo spirito missionario degli educatori”.

Quasi tutto il popolo contro Maduro

Maduro ha l’80% del popolo contro di sé, come spiega Ramìrez, ciò vuol dire anche parte delle persone del suo partito stesso: “Maduro propone una nuova assemblea costituente che sarebbe composta per più della metà da deputati designati da lui e gli altri dal popolo e questo gli darebbe la possibilità di riformare completamente la costituzione e l’organizzazione dello stato. Inoltre si potrebbe passare direttamente a elezioni di secondo grado dove a votare sono movimenti sociali. Vuole quindi impiantare un sistema come quello cubano. Ieri sono stati arrestati 85 militari che hanno manifestato dissenso contro questi sistemi di repressione”.

Scontro tra forze armate impossibile

L’ipotesi di una guerra civile, secondo Ramìrez, è esclusa: “La lotta dei venezuelani è una lotta democratica e pacifica, di resistenza pacifica, non credo ci siano le condizioni per una guerra civile. Non si tratta di uno scontro tra due fazioni armate, ma di un 80% del popolo che protesta e manifesta il suo malcontento e lo Stato che reprime e ammazza selvaggiamente. Quando si vedono cittadini che lanciano pietre per difendersi dai corpi paramilitari finanziati dal governo che sparano contro la gente, questo scarto determina l’impossibilità di una guerra civile, che presuppone lo scontro tra fazioni armate. Qua solo una lo è, e non credo possa durare molto: con l’80% di popolo contro puoi usare tutta la forza che vuoi, ma non può durare”.

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