Ancora guai per mamma Ebe: esercizio abusivo della professione medica

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È tornata “Mamma Ebe” la santona che prometteva guarigioni miracolose con pomate e trattamenti. Dopo essere già stata condannata a sei anni di reclusione, arriva ora la denuncia per esercizio abusivo della professione medica. La donna avrebbe avuto in cura in Romagna una giovane con problemi di fertilità, costretta dal marito a sottoporsi a diversi trattamenti mediante l’applicazione sul proprio ventre di una sostanza a suo dire dall’effetto miracoloso.

Le indagini

La denuncia è partita dopo un’indagine avviata mesi fa dalle Questure di Forlì e Cesena. La donna era stata obbligata dal marito a recarsi da «Mamma Ebe», interrompendo da un lato le proprie cure di medicina tradizionale, e dall’altro ad intraprendere delle cure della santona, consistenti nell’applicazione sul ventre di una pomata con la quale la donna avrebbe risolto i suoi problemi di infertilità. Al termine delle attività d’indagine, «Mamma Ebe» è stata denunciata per il reato di esercizio abusivo della professione e l’ex marito della donna per il reato di maltrattamenti.

Le vicende giudiziarie

Mamma Ebe era tornata libera dopo che l’anno scorso la Cassazione aveva confermato, rendendola definitiva, la condanna a sei anni di reclusione inflitta nel dicembre 2013 dalla corte d’Appello fiorentina a Gigliola Giorgini, meglio nota come «Mamma Ebe» o la «Santona del San Baronto», in provincia di Pistoia. Associazione a delinquere ed esercizio abusivo della professione medica le accuse nei suoi confronti, in riferimento all’attività di cure e massaggi che aveva svolto dal 2005 al 2010 a Villa Gigliola, sulle pendici del Montalbano, meta di una processione continua di persone malate o comunque sofferenti che si affidavano alle sue presunte capacità e poteri taumaturgiche. L’attività era stata troncata nel 2010 dagli arresti eseguiti dai carabinieri di Quarrata.

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