La banda rom dei soldi falsi: 15 arresti e sequestri per 725 mila euro

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Fermata la banda rom dedita al malaffare. Associazione per delinquere finalizzata al furto aggravato, la guardia di finanza di Busto Arsizio ha eseguito quindici arresti a un’organizzazione di etnia rom. Sequestrati inoltre beni per 725 mila euro. Il blitz è scattato tra Busto Arsizio, Castellanza e Lonate Pozzolo.

La finanza ha accertato una notevole sproporzione tra il tenore di vita sostenuto e le dichiarazioni dei redditi presentate dagli arrestati, spesso pari a zero. I soggetti della banda ostentavano lussuose autovetture di grossa cilindrata, utilizzavano banconote di grosso taglio e soprattutto soggiornavano in ville prestigiose.

Dal monitoraggio di tali soggetti, tutti gravati da numerosi specifici precedenti di polizia, nonché dai primi accertamenti esperiti dai finanzieri, emergeva un quadro fortemente indiziario in ordine a reati contro il patrimonio per il quale veniva attivata la Procura della Repubblica di Busto Arsizio.

Al termine delle investigazioni è stata individuata un’associazione a delinquere “transnazionale” finalizzata al furto aggravato. In particolare, il sodalizio criminoso era dedito alla consumazione di reati contro il patrimonio (furto). Collegati ad operazioni fraudolente di cambio valuta, realizzati in più Stati attraverso la consegna, agli ignari clienti/vittime – di nazionalità straniera – di banconote contraffatte (recanti la dicitura fac-simile) a fronte della sottrazione fraudolenta del danaro genuino.

Il sistema Hawala

I reati sono collegati sostanzialmente ad un’attività di “cambio valuta fraudolenta”, ossia un sistema informale di trasferimento di valori “HAWALA” (in arabo “trasferimento”), basato su una rete di mediatori.

Tramitequest’ultimi i capitali vengono esportati, da uno Stato all’altro, garantendo in tal modo l’anonimato delle parti, e sottraendo la transazione finanziaria effettuata a qualsiasi tracciabilità.

Tale circuito prevedeva, in concreto la partecipazione di 4 soggetti. L’ordinante, ovvero colui il quale intende trasferire i capitali da uno stato all’altro, il beneficiario cioè il destinatario finale degli stessi, due intermediari (gli hawaladar), i quali ricevono una commissione per ogni transazione conclusa.

In tal modo i membri della banda – offrendo alle vittime, solitamente straniere, ed interessate ad operazioni attive di trasferimento internazionale di fondi, euro in cambio di moneta estera, ad un tasso di conversione favorevole – sottraevano alle stesse, con modalità decettive, cospicue somme di denaro.

La fiducia dei clienti

Per carpire la fiducia dei “clienti”, e perpetrare le proprie frodi, i sodali erano soliti riceverli in sale meeting all’interno di alberghi di lusso, utilizzando arredamenti con doppio fondo e banconote false, ove inizialmente mostravano banconote autentiche, per importi esorbitanti, per poi sostituirle, al momento della consegna effettiva al cliente, con quelle false.

Durante alcuni servizi di osservazione svolti dai finanzieri, gli indagati sono stati notati indossare lussuosi vestiti, travestendosi finanche da sceicchi, utilizzando spesso immobili lussuosi, presi in affitto, e dagli stessi definiti “castelli” per evidenziarne la sontuosità.

Significativa, per l’inquadramento della fattispecie delittuosa del furto, la modalità attraverso la quale – successivamente al cambio valuta, effettuato prevalentemente con banconote false – salutavano il cliente e dopo pochi metri si davano alla fuga confidando nel fatto che quest’ultimo si sarebbe accorto della sottrazione quando ormai il denaro “buono” era al sicuro.

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