Bce, crescita Pil nell’Eurozona nel 2017 grazie anche agli immigrati

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La Bce (Banca centrale europea), nel bollettino mensile, conferma la revisione al rialzo della crescita per il 2017 nell’Eurozona. L’analisi è stata esposta dal presidente Draghi nel corso dell’ultima conferenza stampa. Nell’Eurozona il Pil crescerà nel 2017 al 2,2% dall’1,9% precedente, mentre restano invariata quelle per il 2018 e 2019 rispettivamente all’1,8% e all’1,7%.

L’Italia, tra i Paesi di alta disoccupazione dell’area euro, sta registrando in questa fase di ripresa un calo dell’indicatore ma non si tratta, tuttavia, di una riduzione «significativa» (a differenza di quanto sta avvenendo in Spagna, Portogallo, Irlanda, Cipro e Slovacchia).

Aumento, ma contenuto

Francoforte spiega che negli ultimi mesi l’inflazione ha registrato “un lieve aumento” ma nel complesso resta “su livelli contenuti”.  “E’ ancora necessario un grado molto elevato di accomodamento monetario”.

Nell’Eurozona – si sottolinea – “durante la ripresa l’immigrazione ha dato un ampio contributo positivo alla popolazione in età lavorativa. Riflettendo soprattutto l’afflusso di lavoratori dai nuovi stati membri dell’Unione europea”.

Francoforte spiega che “a sua volta, ciò ha verosimilmente avuto un effetto considerevole sulla forza lavoro, in particolare in Germania e Italia”. Francoforte sottolinea che “sebbene l’offerta di lavoro nell’area dell’euro stia continuando ad aumentare, negli ultimi dieci anni il suo tasso di crescita ha subito un rallentamento”.

Inoltre, rileva la Bce, “l’aumento della forza lavoro durante la ripresa economica è stato trainato dalla partecipazione femminile”. Tale aumento e il modo in cui tale partecipazione differisce da quella maschile – si spiega- “sono riconducibili in larga parte alle divergenze esistenti fra il livello di istruzione degli uomini e quello delle donne”. Infatti “nella popolazione femminile in età lavorativa la percentuale di donne con un’istruzione terziaria è più elevata rispetto all’analoga percentuale fra gli uomini”.

Immigrati e donne protagonisti della ripresa

Donne e immigrati sono i protagonisti della ripresa economica. Nell’Eurozona l’afflusso di lavoratori “dai nuovi stati membri dell’Unione europea” durante la ripresa ha contribuito in modo “positivo” alla popolazione in età lavorativa.

Questo ha avuto un effetto considerevole sulla forza lavoro “in particolare in Germania e Italia, ma anche in altre economie minori dell’area”.

Dall’inizio della crisi il tasso di partecipazione degli uomini in piena età lavorativa ha subito un calo «probabilmente per effetto di una flessione ciclica dell’occupazione in settori e professioni tradizionalmente a predominanza maschile» come «il settore delle costruzioni e lavori manuali poco qualificati», sottolinea la Bce nel bollettino.

Nel contempo, spiega Francoforte, nell’arco del ciclo economico, sul tasso di partecipazione femminile potrebbe aver inciso l’effetto dei «lavoratori aggiuntivi».

Vale a dire la tendenza da parte delle donne «a entrare nel mercato del lavoro quando il proprio compagno perde il lavoro o abbandona la forza lavoro».

“L’aumento della forza lavoro durante la ripresa economica è stato trainato dalla partecipazione femminile”. Tale aumento e il modo in cui tale partecipazione differisce da quella maschile “sono riconducibili in larga parte alle divergenze esistenti fra il livello di istruzione degli uomini e quello delle donne”. Infatti “nella popolazione femminile in età lavorativa la percentuale di donne con un’istruzione terziaria è più elevata rispetto all’analoga percentuale fra gli uomini”.

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