Categorie della Pubblica Amministrazione: differenze e peculiarità

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Le categorie della Pubblica Amministrazione si suddividono in diverse aree professionali che delineano una struttura gerarchica basata su competenze e responsabilità specifiche. La prima categoria, denominata A, rappresenta il livello base e iniziale della carriera in un ente pubblico locale, e include mansioni manuali come quelle degli uscieri. La categoria B comprende figure più qualificate come i videoterminalisti e i collaboratori professionali. La categoria C è solitamente riservata ai tecnici e amministrativi, comprendendo diplomati che svolgono mansioni specializzate come geometri o periti agrari. Infine, la categoria D rappresenta il livello più elevato e coinvolge generalmente dipendenti laureati che ricoprono il ruolo di funzionari.

All’interno di ciascuna categoria, esistono vari “step” come C1, C2, C3 fino a C5, e lo stesso vale per le altre categorie come D1, D2, D3, D4, D5 per i dirigenti. L’avanzamento tra gli “step” avviene in genere in base all’anzianità e tramite concorsi pubblici interni. Ogni categoria ha mansioni e responsabilità specifiche, con l’obbligo per i dipendenti pubblici di essere assegnati alle mansioni per le quali sono stati assunti o a mansioni equivalenti nell’ambito dell’area di inquadramento.

La recente riforma del 2023 ha introdotto significativi cambiamenti nei concorsi pubblici, semplificando le procedure e rendendo più rapide le selezioni. Questa riforma ha impattato sui requisiti di accesso ai posti di lavoro nelle Pubbliche Amministrazioni e ha introdotto novità importanti nelle prove d’esame. La durata massima dei concorsi è stata limitata a 6 mesi con maggiori tutele per la parità di genere. La partecipazione ai concorsi tramite l’INPA è stata facilitata e sono state definite modalità “speciali” per lo svolgimento delle prove.

Le categorie dei lavoratori nella Pubblica Amministrazione si distinguono quindi per complessità e diversità delle mansioni e delle responsabilità assegnate. Ogni categoria ha specifici requisiti di accesso e obblighi associati, garantendo un sistema di inquadramento professionale e gerarchico ben definito.

Per diventare dirigente pubblico, figura chiave all’interno della Pubblica Amministrazione, è necessario superare un concorso pubblico che richiede specifici requisiti come cittadinanza italiana o appartenenza all’Unione Europea, titolo di studio richiesto, maggiore età e buona condotta. Il percorso di studi per diventare dirigente pubblico richiede una laurea preferibilmente in Scienze politiche, Economia o Giurisprudenza, e una preparazione specifica in aree come governance e management pubblico, diritto amministrativo e norme anticorruzione. I dirigenti possono essere di prima fascia, responsabili di uffici dirigenziali generali, o di seconda fascia, responsabili di uffici dirigenziali non generali, assumendo incarichi istituzionali e decisioni amministrative cruciali per il funzionamento della Pubblica Amministrazione.

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