Energia pulita in Africa: un’eccellente opportunità economica per un futuro sostenibile.
La Conferenza sul Clima e la Transizione Energetica in Africa: una Nuova Opportunità
La recente conferenza sul clima delle Nazioni Unite (COP30) in Brasile ha portato all’adozione del Belém Action Mechanism (BAM), un’iniziativa che mira a promuovere una transizione energetica equa, abbracciando le energie rinnovabili e ampliando l’accesso all’energia. Tuttavia, i dettagli su come questa transizione sarà realizzata rimangono ancora vaghi. L’economista Fadhel Kaboub sostiene che è fondamentale evitare che la transizione rinforzi le disuguaglianze esistenti in Africa e nelle altre regioni del Sud del Mondo. Kaboub vede in questa transizione un’opportunità unica per colmare gli squilibri energetici, che definisce come “l’affare del secolo”.
Molti esperti vedono nell’industrializzazione la chiave per aumentare l’accesso all’elettricità pulita per le popolazioni dell’Africa e del Sud del Mondo. Costruire economie industrializzate comporterebbe investimenti necessari per aggiornare la rete elettrica e le infrastrutture collegate, al fine di portare energia a 600 milioni di africani attualmente privi di elettricità. È essenziale, però, garantire che questa transizione sia equa, tenendo conto dei lavoratori del carbone a rischio di perdere il lavoro e dei minatori di minerali critici per il settore delle energie rinnovabili.
La Transizione Giusta: Opportunità e Sfide
La “transizione giusta” verso le energie rinnovabili ha ricevuto un impulso durante la COP30, con l’approvazione del BAM. Sebbene i dettagli del BAM debbano ancora essere definiti, sono state accolte con favore le menzioni relative ai diritti dei lavoratori e delle comunità indigene, insieme a richieste per più sovvenzioni, anziché prestiti, per facilitare la transizione. Nonostante questi segnali di progresso, è stato omesso un piano per l’uscita da petrolio, carbone e gas.
La campagna di Friederike Strub, attivista per il finanziamento climatico, evidenzia l’importanza di un sostegno finanziario pubblico, riforme economiche sistemiche e una chiara tabella di marcia per terminare l’uso di combustibili fossili. La questione rimane come realizzare al meglio questa transizione.
Fadhel Kaboub, economista tunisino-americano, avverte che un impulso generale verso la “industrializzazione verde” nei paesi africani rischia di rinforzare le disuguaglianze strutturali piuttosto che affrontarle. Secondo Kaboub, l’accento su un’industrializzazione che mantiene l’Africa come fonte di materie prime e lavoro a basso costo non si traduce in un aumento della capacità dei paesi africani. Questa direzione potrebbe aumentare i debiti e gli investimenti bloccati in fonti energetiche inquinate.
Una Prospettiva Alternativa per l’Africa
Kaboub propone un’alternativa che prevede paesi africani che si uniscano per formare partenariati più equi con il resto del mondo. L’Africa detiene enormi riserve di minerali critici, come cobalto e litio, necessari per costruire infrastrutture energetiche rinnovabili. Inoltre, il continente ha un potenziale immenso per la generazione di energia solare, eolica e idroelettrica e una popolazione giovane e in crescita che può esercitare pressioni affinché vengano investiti in corsi di formazione e tecnologie nei propri paesi.
Nell’intervista concessa a Mongabay, Kaboub ha evidenziato le strutture coloniali che hanno limitato lo sviluppo dell’Africa, definendo tre funzioni fondamentali che il continente è stato costretto a svolgere: fornitore di materie prime, consumatore di tecnologia e produttore di lavoro a basso costo. Per il progresso, è necessaria una decostruzione di queste dinamiche economiche.
Prospettive di Sviluppo e Industrializzazione
Kaboub suggerisce che l’industrializzazione in Africa deve essere affrontata con attenzione, evitando le soluzioni di “greenwashing” che mirano solo a rimanere nel paradigma estrattivo. È importante che i paesi del Sud del Mondo negozino strategie che portino a un reale trasferimento di tecnologia e capacità industriali. Questo approccio comporterebbe investimenti in infrastrutture verdi, capaci di fornire energia pulita a chi oggi ne è privo.
Nel suo intervento, Kaboub parla di “joint-venture” tra paesi africani e trasferimenti di tecnologia per facilitare lo sviluppo economico. Ciò costituirebbe una vera partnership, garantendo benefici reciproci e accesso ai mercati più promettenti del pianeta. Con una popolazione che si prevede raggiungerà 2,5 miliardi di consumatori entro il 2050, l’Africa rappresenta un’opportunità per gli investitori come mai prima d’ora.
Incentivare una Nuova Dinamica Economica
La sfida consiste nel trovare spazi di manovra all’interno di queste zone industriali verdi per negoziare scenari vantaggiosi. Parte del processo dovrebbe includere l’accesso all’energia pulita per oltre 600 milioni di africani attualmente senza elettricità. Alcuni benefici di questo approccio dovranno necessariamente giovare ai paesi europei, ma una parte significativa deve trasformare realmente le condizioni del continente.
Per l’Africa non si tratta solo di un’equazione economica. La rilevanza della questione energetica si intreccia con lo sviluppo sostenibile, la conservazione ambientale, e i diritti umani. Ottenere un’effettiva equità energetica significa non solo garantire l’accesso ma anche fornire educazione e sviluppare competenze nei settori appropriati.
Fonti:
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