Processo Meredith, nessun risarcimento per Raffaele Sollecito

Processo Meredith, nessun risarcimento per Raffaele Sollecito

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La corte d’appello di Firenze ha rigettato la richiesta di risarcimento per ingiusta detenzione proposta da Raffaele Sollecito, ormai da tempo assolto dall’accusa di aver partecipato all’omicidio di Meredith Kercher. I  giudici toscani, infatti, avrebbero ritenuto contraddittorie le sue dichiarazioni nella fase iniziale dell’indagine. Sollecito e i suoi avvocati avevano chiesto, a titolo di risarcimento,  oltre 500 mila euro per i quasi quattro anni passati in cella prima di essere scarcerato.

Per il delitto di Meredith Kercher, la studentessa inglese uccisa a Perugia in circostanze sospette ormai 10 anni fa, l’unico “colpevole” resta Rudy Guede, il quale tuttora sta scontando la sua condanna a 16 anni di detenzione. Sollecito e Amanda Knox sono stati, invece, assolti “per non aver commesso il fatto”, in sostanza per insufficienza di prova (come spiega l’indicazione, nel dispositivo, del secondo comma dell’articolo 530 del codice di procedura penale), dopo avere comunque scontato quattro anni in prigione. Resta una sola condanna, diventata definitiva, per Amanda: tre anni (con uno sconto rispetto alla decisione dei giudici di secondo grado) per aver calunniato Patrik Lumumba, accusandolo dell’omicidio nella prima fase delle indagini.

Per Sollecito – ha affermato l’avvocato Giulia Bongiorno – il risarcimento chiesto era “sacrosanto”. Dura la reazione di Raffaele, dopo aver appreso che la corte d’appello di Firenze ha appena negato il risarcimento: “Credevo di avere vissuto le pagine più nere della giustizia italiana ma devo rilevare che oggi ne è stata scritta un’altra che mi lascia sbigottito”. “I giudici – ha aggiunto – non hanno tenuto conto della sentenza della cassazione che mi ha definitivamente assolto da tutte le accuse . Questa aveva infatti rilevato che ci sono state gravi omissioni e defaillance degli investigatori e dunque c’erano precise responsabilità nella fase delle indagini. Per questo sono sorpreso da una decisione che ancora una volta proviene da Firenze e che sembra non dare seguito a una chiara sentenza della cassazione”.

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