Scafisti condannati, causarono la morte di 700 migranti

Scafisti condannati, causarono la morte di 700 migranti

Ventitré anni di carcere. Diciotto anni di reclusione per il ‘capitano’ 28enne e cinque anni per il suo ‘mozzo’ 25enne. Questa la sentenza del Gup di Catania nei confronti dei due presunti scafisti del tragico naufragio avvenuto il 18 aprile dello scorso anno a largo della Libia in cui morirono oltre 700 migranti. I due uomini accusati sono stati condannati dopo un processo con rito abbreviato.

Soltanto 28 le persone sopravvissute. Tra loro anche due minorenni che si sono costituti parte civile. Imputati erano il ‘capitano’ del natante, il tunisino Mohamed Alì Malek, 27 anni, e il suo ‘mozzo’ siriano Mahmud Bikhit, di 25.

Ci sono poi le condanne accessorie che ammontano a 9,3 milioni di euro di sanzioni ciascuno, equivalenti a circa 15mila euro ciascuno per le 728 vittime.

Il rapido affondamento del barcone provocò la morte di 700 dei 730 passeggeri. L’imbarcazione e le salme contenute nella stiva sono stati recuperati dalla Marina militare e si trovano nel porto siracusano di Melilli, dove i pubblici ministeri hanno potuto eseguire i rilievi necessari a determinare la colpevolezza dell’equipaggio.

A entrambi è stato contestato il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e per il comandante si sono aggiunte le accuse di omicidio colposo plurimo e naufragio. Malek, nel corso di una dichiarazione spontanea, ha ribadito la propria innocenza e determinazione a rimanere in Italia con il figlio avuto con una donna italiana. Secondo le ricostruzioni degli inquirenti, i due sono i responsabili del sovraffollamento dell’imbarcazione e fu Melek a comandare la manovra sbagliata che provocò la collisione con il mercantile King Jacob, che stava prestando loro soccorso.

 

Il ‘capitano’ del natante, il tunisino M. A. M., e il suo ‘mozzo’ siriano M. B., dovranno risarcire anche le due parti civili che si erano costituite nel processo, ovvero i due giovani del Bangladesh, all’epoca minorenni, dei quali però l’avvocato Forestieri, che li assiste, non ha più notizie da quando sono diventati maggiorenni.

 

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