Andy Mahler: difensore delle foreste pubbliche americane per un futuro sostenibile.
Amava mantenere un contatto diretto con le persone coinvolte. I suoi amici e colleghi raccontano di incontri tenuti all’aperto, discussioni portate avanti a passeggio e strategie che si sviluppavano lentamente, talvolta in giorni. Mahler si opponeva all’idea che l’attivismo ambientale dovesse assomigliare alla gestione aziendale; il consenso, quando raggiunto, veniva guadagnato lentamente e il dissenso era visto come una risorsa piuttosto che come un fallimento.
Questo stile a volte frustrava gli alleati che desideravano risultati più rapidi o messaggi più chiari. Tuttavia, ha anche sostenuto campagne che altrimenti sarebbero potute collassare sotto il peso della fatica. L’influenza di Mahler era meno visibile nei comunicati stampa e più evidente nella perseveranza delle persone che continuavano a occuparsi delle questioni forestali, anche dopo che la minaccia iniziale era svanita.
Negli anni più recenti, mentre i cambiamenti climatici influenzavano i dibattiti sull’uso del territorio, Mahler rimaneva scettico rispetto a soluzioni che vedevano le foreste come astrazioni o unità di carbonio staccate dalle comunità umane. Sosteneva che la durabilità derivava dall’attaccamento e che una protezione radicata nelle relazioni vissute era più difficile da invertire di quella giustificata solo da metriche.
Mahler non rivendicava il merito del lavoro che aveva aiutato a far progredire e parlava raramente come se i risultati fossero stati definitivi. Le foreste, sosteneva, rappresentano responsabilità continue. Questa convinzione ha definito una carriera caratterizzata dall’impegno costante piuttosto che da risposte finali.
Per ulteriori approfondimenti sui temi trattati, è possibile consultare fonti ufficiali come il National Park Service e il U.S. Forest Service.
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