Approvata la legge contro la povertà: arriva il reddito d’inclusione

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Approvata dal Senato la così detta legge contro la povertà: con 138 sì, 71 no e 21 astenuti, il Senato ha dato il via libera al disegno di legge delega che introduce il reddito di inclusione.

La norma farà partire il Piano nazionale contro la povertà, che quest’anno potrà contare su risorse pari a 1,6 miliardi che diventeranno 1,8 miliardi negli anni successivi.

Il reddito di inclusione, detto anche Rei, è una misura varata per assicurare il sostegno economico in modo progressivo a tutte le famiglie che si trovano al di sotto della soglia di povertà assoluta, a partire dei nuclei con bambini.

Oggi si stima che le famiglie che vivono in tale condizione siano circa 400mila unità, pari a un milione e 770mila individui. La delega prevede anche il riordino di altre prestazioni assistenziali come la vecchia carta sociale per minori e l’assegno di disoccupazione Asdi, in modo tale da ridistribuire le risorse a disposizione per allargare ulteriormente la platea dei beneficiari.

Il reddito di inclusione sostituirà il Sia (Sostegno per l’inclusione attiva), una misura nazionale di contrasto alla povertà che prevede l’erogazione di un beneficio economico in favore delle famiglie in condizioni di fragilità sociale e disagio economico, che oggi ammonta a 400 euro al mese, ma l’importo per il reddito di inclusione potrebbe aumentare.

Ogni nucleo familiare riceverà mensilmente la somma necessaria a colmare la differenza tra la soglia di povertà e il proprio reddito disponibile.

Ne potranno beneficiare sia i cittadini italiani sia quelli stranieri, purché abbiano un periodo minimo di residenza nel territorio nazionale, che verrà fissato in seguito.

Il Governo stanzierà complessivamente 2 miliardi di euro per finanziare il reddito d’inclusione, una parte dei quali arrivano dalle risorse europee.

A chi spetta il reddito d’inclusione

Il reddito d’inclusione, secondo il ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Giuliano Poletti, dovrebbe interessare circa 400mila famiglie con figli minori a carico o, se preferite, quasi 1 milione e 800mila persone. Ne avrà diritto chi ha un Isee uguale o inferiore a 3.000 euro, oltre all’assenza di altri trattamenti economici di rilievo.

L’importo erogato verrà calcolato in base al numero dei componenti del nucleo familiare per garantire quello che si propone come il vero scopo del provvedimento: che ogni famiglia abbia un livello di vita «minimamente accettabile».

In cambio, il beneficiario dovrà impegnarsi in una sorta di «patto con la comunità», che comprende, ad esempio, il rispetto delle regole nella società o la disponibilità ad accettare le proposte di lavoro che potrebbe ricevere dai Centri per l’impiego.

In questo modo, si cerca anche di spingere chi oggi si trova in serie difficoltà a migliorare la propria condizione e a non stagnarsi in una situazione di perenne bisogno.

Se tutto fila liscio, il reddito d’inclusione diventerà pienamente operativo a settembre, a meno di qualche piccolo slittamento. Nel frattempo, resta in vigore il Sia.

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