Cop30 in Brasile: oltre 1.600 lobbisti partecipano al summit globale sul clima.

Cop30 in Brasile: oltre 1.600 lobbisti partecipano al summit globale sul clima.

Cop30 in Brasile: oltre 1.600 lobbisti partecipano al summit globale sul clima.

Data di pubblicazione: 14 novembre 2025 – 12:29 CET

Un’Aumento Preoccupante di Lobbisti ai Negoziali sul Clima

Secondo l’ultimo rapporto della coalizione Kick Big Polluters Out, i lobbisti dei combustibili fossili hanno raggiunto numeri record alla Cop30, in corso a Belém, Brasile. Questo evento, cruciale per le politiche sui cambiamenti climatici, ha visto ben 1.600 rappresentanti dell’industria fossilica, segnando un aumento del 12% rispetto ai colloqui dell’anno precedente a Baku, in Azerbaijan.

Nonostante il numero totale di lobbisti sia inferiore rispetto ai 1.773 della Cop29, Kick Big Polluters Out sottolinea che l’affluenza complessiva è diminuita, rivelando un panorama preoccupante per il futuro dell’azione climatica. La coalizione evidenzia che i lobbisti sono più numerosi di quasi tutte le delegazioni nazionali, eccetto quella del Brasile, che ha inviato 3.805 persone. Questo squilibrio solleva interrogativi sull’influenza delle multinazionali nelle decisioni critiche riguardanti la salute del nostro pianeta.

Il Greenwashing e le Critiche Internazionali

Ranjana Giri, membro dell’Asia Pacific Forum on Women, Law and Development, ha dichiarato: “La Cop30 è diventata un mercato per il greenwashing aziendale, non una piattaforma per la giustizia climatica”. Questa affermazione mette in luce le preoccupazioni riguardo alla superficialità delle azioni proposte dai grandi inquinatori, che utilizzano eventi come la Cop per promuovere la propria immagine piuttosto che adottare misure significative per ridurre le emissioni.

Il rapporto rivela che tra i lobbisti ci sono 60 rappresentanti dell’Associazione internazionale per lo scambio di emissioni, tra cui figure chiave di ExxonMobil, BP e TotalEnergies. Inoltre, alcuni rappresentanti delle aziende fossilifere si sono uniti alle delegazioni di diverse nazioni del Global North, tra cui Francia, Giappone e Norvegia, suggerendo una sinergia inquietante tra interessi privati e politiche governative.

Con questa presenza massiccia, i dieci Paesi più vulnerabili al cambiamento climatico si trovano a fronteggiare un numero di rappresentanti di combustibili fossili che è due terzi superiore alla loro. “La presenza dell’industria non fa altro che oscurare quelle delle nazioni che stanno vivendo in prima persona la crisi climatica”, si legge nel rapporto di Kick Big Polluters Out.

Le Conseguenze per il Futuro del Pianeta

Il rapporto di Kick Big Polluters Out lancia un allerta importante, affermando che l’influenza dell’industria fossilifera potrebbe minacciare gli obiettivi dichiarati della Cop30, soprattutto in un momento critico per l’attuazione dell’Accordo di Parigi. Infatti, il Rapporto annuale sul bilancio globale del carbonio, pubblicato di recente, prevede un aumento record delle emissioni da combustibili fossili nel 2025, segnando una crisi imminente nella lotta contro il cambiamento climatico.

In un contesto in cui il budget di carbonio rimanente per mantenere il riscaldamento globale al di sotto di 1,5°C è “virtualmente esaurito”, è necessario un cambiamento radicale nelle politiche energetiche. Ricercatori delle Nazioni Unite avevano avvertito nel 2015 che la Terra si stava dirigendo verso un riscaldamento di quasi 4°C rispetto ai livelli preindustriali. Ora, le proiezioni indicano un possibile aumento di 2,8°C, sebbene ci siano speranze che i Paesi rispettino le loro promesse. La verità è che si deve fare di più. Il riscaldamento non può superare i 1,5°C senza incorrere in gravi conseguenze per esseri umani, ecosistemi e biodiversità.

A livello internazionale, numerosi scienziati e attivisti stanno esprimendo la loro indignazione riguardo alla sfida urgente di ridurre le emissioni di gas serra e la mancanza di azioni efficaci. Greta Thunberg, attivista svedese per il clima, ha dichiarato: “Non c’è un Pianeta B. Quello che facciamo o non facciamo adesso avrà conseguenze per la nostra esistenza futura”. La mancanza di un’azione concreta da parte delle nazioni e delle industrie potrebbe infatti rivelarsi catastrofica.

Le multe e le politiche di disincentivazione per le aziende che non rispettano gli accordi internazionali potrebbero rivelarsi fondamentali nel tentativo di arginare questa crisi. Solo con un’azione unita e determinate scelte politiche sarà possibile intraprendere la strada verso un futuro sostenibile.

In sintesi, l’aumento della presenza di lobbisti dei combustibili fossili alla Cop30 rappresenta un serio rischio per gli sforzi globali contro il cambiamento climatico. La sfida di raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi richiede una mobilitazione collettiva che vada oltre le mere dichiarazioni ufficiali, promuovendo un vero cambiamento da parte di tutti i settori della società.

Fonti: Kick Big Polluters Out, Report annuale sul bilancio globale del carbonio, Nazioni Unite.

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